Quella dell’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo è una lunga storia, consolidata e gloriosa. Tipicamente italiana. E da quasi 50 anni i piatti che ne sono simbolo rallegrano, con i loro vivaci colori e i disegni naif, pareti di cucine, tavernette, sale da pranzo. A una felice e puntuale idea di Dino Villani, uomo di cultura e maestro indiscusso della  comunicazione integrata in Italia (a cui si devono, fra l’altro, il concorso “5000 lire per un sorriso” che nel 1946 diventò Miss Italia, il Premio Suzzara progettato con Zavattini, l’idea di far diventare il 14 febbraio la Festa degli Innamorati e quella di creare un dolce-simbolo per Pasqua, la colomba appunto, anche per utilizzare i macchinari del panettone, che rimanevano per mesi fermi), si associò un gruppo di ristoranti di qualità con l’obiettivo di ridare notorietà e prestigio alle tante espressioni locali della tradizione gastronomica italiana, a quell’epoca poco valorizzata, e di riportare sulle tavole dei ristoranti la più tipica cucina regionale.

Da sx Lucia Bosè, Dino Villani, Gina Lollobrigida

Era la primavera del 1964. Chi si associava assumeva l’impegno di praticare una linea di cucina tipica del territorio, e di tenere sempre in carta 365 giorni all’anno una specialità che ne doveva essere la rappresentazione più rigorosa ed esemplare. A chi gustava quella specialità veniva donato un piatto decorato a mano dagli artigiani di una Città della ceramica (Vietri sul Mare) che doveva appunto costituire il “buon ricordo” di una degustazione che, per qualità, rigore, piacevolezza del contesto, doveva essere veramente difficile dimenticare.

È cominciata così. Prima 12, poi 40, poi 80, 100 e più ristoranti. Prima solo in Italia poi, con scelte attente e qualificate, anche locali che avevano deciso di portare all’estero la qualità autentica dei prodotti e della gastronomia di qualche regione italiana. Un grande successo che, come per tutte le associazioni volontaristiche, può aver conosciuto momenti di maggiore o minore visibilità, periodi più vivaci o più tranquilli, ma che non ha mai cessato di riscuotere la fiducia e la simpatia di un grande numero di estimatori della civiltà della tavola e di viaggiatori gourmet. Oggi tutti sono ben consci che il cibo è cultura e che le tradizioni gastronomiche, da noi così ricche e varie, ne sono la dimostrazione tangibile da conservare, studiare, capire e soprattutto evolvere con una creatività colta e motivata. Oggi la cucina del territorio italiana gode universalmente di grande considerazione,  il Buon Ricordo vive una seconda giovinezza e i ristoranti associati regalano il piatto simbolo del loro locale a chi degusta il Menu del Buon Ricordo, goloso excursus che ciascun ristoratore crea alla scoperta dei sapori della sua terra, che varia ovviamente con le stagioni, ma in cui la specialità del locale viene sempre inserita, in tutto l’arco dell’anno.

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E sì, il piatto. Questo simpatico piatto in ceramica che, nato come intelligente gadget capace di creare una sinergia indissolubile tra un rigoroso artigianato artistico (quello della ceramica) e un altro prezioso artigianato di elevato spessore (l’arte del cuoco) è diventato oggetto di un  appassionato collezionismo, fino a far nascere addirittura un’Associazione di collezionisti. Non solo, i piatti piacciono anche a chi collezionista non è, ma ama raccoglierne qualcuno non solo da appendere alle pareti, ma per imbandire allegre tavolate (i piatti, infatti, garantiscono la sicurezza alimentare e possono essere messi in lavastoviglie).

A decorarli ad uno ad uno a mano, oggi come un tempo, sono gli artigiani delle Ceramiche Solimene di Vietri sul Mare, notissima famiglia di ceramisti della Costiera Amalfitana (la cui sede progettata negli Anni Cinquanta dall’architetto Paolo Soleri è una delle architetture più significative del ‘900 italiano). Ma a idearli, dal 1985, è Paolo Argenton, brillante e colto grafico milanese, che ne crea i bozzetti. Con lo stile naif e coloratissimo che li contraddistingue, i piatti colgono in sintesi la pietanza simbolo di ciascun locale, arricchendo la decorazione con riferimenti al ristorante, al territorio, ai prodotti della zona. Sul bordo riportano il nome del locale e la località in cui si trova.

Oggi i locali dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo (di cui sono presidente Cesare Carbone del Ristorante Manuelina di Recco e Segretario Generale operativo Luciano Spigaroli del Ristorante Cavallino Bianco di Polesine Parmense) sono 108, di cui 10 all’estero. Otto le new entry 2023. Eccole, con le loro specialità: il Ristorante Il Grill del Lovera dal 1939 di Cuneo con Gnocchetti di farina di castagna al Castelmagno, il Ristorante Al Colombo a Venezia con Grancevola femena, l’Osteria La Tecchia a Pietrasanta (LU) con Spaghettino “Cavalieri” con arselle viareggine, il Ristorante Mater Terrae a Roma con Rinascimento italiano, il Ristorante Michele Chinappi a Formia (LT) con Filetto di spigola scottato su crema di cacio e pepe con verdure di stagione, l’Antico Francischiello a Massa Lunbrense (NA) con Delizia al Limone, La Cascina 1899 a Roccella Ionica (RC) con Spaghetti alla Corte d’Assise alla vecchia maniera di Gaetano, il Ristorantino Shardana a Parigi con Culurgiones ogliastrini con demi-glace di vitello, Cannonau e tartufo.

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Lo Statuto del Buon Ricordo prevede che i ristoranti possano cambiare periodicamente la loro specialità. Per il 2023, lo faranno in quattro. Le nuove proposte sono: L’anatra in 4 salse del Ristorante Olona da Venanzio dal 1922 a Induno Olona (VA), i Cjarsons di Lia del Ristorante Al Sole a Forni Avoltri (UD), la Maltagliata di manzo alla longobarda della Locanda al Castello a Cividale del Friuli (UD), i Tagliolini giallo mare del Ristorante Sabbia d’Oro a Belvedere Marittimo (CS).

Per conoscere da vicino i ristoranti del Buon Ricordo e le loro specialità, si può consultare il sito www.buonricordo.com o sfogliare la Guida 2023 appena pubblicata, in distribuzione gratuita nei locali associati e scaricabile dal sito.