Dopo l’articolo dedicato al ruolo delle guide enologiche in Italia mi sono giunte richieste di suggerimenti su quale sia la guida migliore da acquistare per avere la panoramica più esaustiva possibile sul vino del nostro Paese.

Diciamo subito che nessuna guida ha la presunzione di rappresentare in modo completo un mondo così vasto e articolato; per questo motivo ciascuna pubblicazione ha definito un proprio taglio editoriale adatto ad assecondare le aspettative dei lettori. Questo aspetto ha consentito negli anni di poter beneficiare di prodotti editoriali alternativi e diversificati.

Nessuna guida ha la presunzione di rappresentare in modo completo un mondo così vasto e articolato; per questo motivo ciascuna pubblicazione ha definito un proprio taglio editoriale adatto ad assecondare le aspettative dei lettori.

In Italia la critica enogastronomica ha una lunga storia: vi si sono cimentati autori come Paolo Monelli, Mario Soldati o Luigi Veronelli, per citare quelli più conosciuti. Per parlare di una guida vera e propria, concepita come un catalogo e aggiornata con cadenza annuale, come già avveniva all’estero, Francia in primis, occorre tuttavia attendere il 1988 con la prima edizione della Guida ai Vini d’Italia del Gambero Rosso. Alla stesura collaborarono le due organizzazioni di Arcigola (nata da pochissimo, a Bra, nel 1986) e del Gambero Rosso, che faceva riferimento al supplemento settimanale del quotidiano “Il Manifesto”. A coordinare una ventina di collaboratori, molti dei quali daranno impulso ad altre pubblicazioni, c’erano personaggi del calibro di Stefano Bonilli, Daniele Cernilli e Carlo Petrini: del loro contributo la critica enogastronomica in Italia beneficerà a lungo.

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Grazie a un linguaggio per nulla tecnico, comprensibile anche ai meno esperti, la guida incontrò un ampio consenso ed ebbe il merito di mettere in evidenza i protagonisti della riscossa del vino italiano dopo lo scandalo del metanolo avvenuto nel 1986. Spesso i produttori erano pressoché sconosciuti al di fuori della loro regione. Delle aziende si premiava non solo la qualità del vino, con il massimo riconoscimento dei Tre Bicchieri, ma soprattutto l’affidabilità e la costanza nella produzione. In seguito, la pubblicazione iniziò a strizzare l’occhio ai mercati internazionali, con diverse edizioni tradotte. Malgrado il moltiplicarsi dei competitor, l’autorevolezza del brand è tuttora molto forte e i Tre Bicchieri rappresentano ancor oggi il metro di giudizio con cui all’estero vengono accreditati i vini italiani più blasonati.

All’esordio degli anni Novanta, all’interno della collana “Le Guide Oro di Veronelli” fece la prima comparsa il repertorio annuale dedicato ai vini, preceduto, a onor del vero, da una ricca offerta editoriale sullo stesso tema da parte di Luigi Veronelli, scomparso nel 2004. Oggi il volume è edito dal Seminario Permanente che porta il suo nome e che, giustamente, rivendica il ruolo di “erede degli storici cataloghi firmati dal padre della critica enologica italiana”. Tra i vari pregi, oltre all’accuratezza delle selezioni dei produttori e delle recensioni, citiamo la spiccata capacità di sintesi e l’immediatezza del messaggio, grazie anche al generoso impiego di icone molto intuitive.

Poco più di una decina di anni dopo, siamo nel 2002, anche l’Espresso si cimentò nel settore, affidando le prime due edizioni ad Alessandro Masnaghetti, seguite da ben tredici edizioni curate dal tandem Ernesto Gentili e Fabio Rizzari. Fu una piccola rivoluzione, perché la loro filosofia si poneva l’obiettivo di giudicare la qualità riscontrata nel calice indipendentemente dal prestigio dell’azienda. Le edizioni 2017 e 2018 furono seguite da un’altra coppia di valenti giornalisti, Antonio Paolini e Andrea Grignaffini. Nelle ultime edizioni il racconto del vino è stato ridimensionato, con una selezione contenuta e suddivisa in cinque categorie, in una sorta di appendice alla storica e consolidata Guida ai Ristoranti d’Italia. Il recente cambio di editore dovrebbe portare al ritorno di una pubblicazione autonoma, targata 2024.

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Nel 2011 la Guida Slow Wine aggiunge un ulteriore tassello al racconto del vino, perché nel tempo i curatori hanno spostato l’attenzione sul binomio produttori (spesso molto piccoli) e territori, raccontando con dovizia di particolari le tecniche agronomiche adottate e gli stili di vinificazione, e privilegiando l’impronta green. Si tratta della guida più orientata all’enoturismo, con la possibilità addirittura di beneficiare di uno sconto presentandosi in cantina con il volume sottobraccio.

A chiudere il panorama sono state nel 2015 la Guida Essenziale ai Vini d’Italia di Daniele Cernilli e la guida Vitae dell’Associazione Italiana Sommelier, entrambe accomunate dalla scelta di “mettersi in proprio”. Nel primo caso l’autore ha inteso mettere a disposizione dei lettori la sua vastissima conoscenza del vino italiano, iniziata con il Gambero Rosso, unita a una proverbiale capacità di analisi. L’aggettivo “essenziale” manifesta già nel titolo la volontà di essere selettiva e non enciclopedica, secondo i criteri del suo direttore e di una capillare schiera di collaboratori. In casa AIS il progetto Vitae ha sostituito la precedente pubblicazione Duemilavini curata dall’AIS Roma, così chiamata perché esordì proprio nell’anno 2000, denominata poi Bibenda nel 2013, fino a cessare in edizione cartacea nel 2015. Attraverso Vitae l’AIS mette in evidenza gli aspetti sensoriali del vino e i suggerimenti sugli abbinamenti, secondo la filosofia propria della didattica dell’Associazione Italiana Sommelier.

Dunque, come per il vino, anche in questo campo c’è da sbizzarrirsi.