Nella spesa di gennaio non può assolutamente mancare il finocchio, un ortaggio conosciuto sin dai tempi degli antichi Greci come simbolo di vittoria e successo, e apprezzato per le qualità terapeutiche anche dai Romani. Il finocchio è una verdura coltivata nella zona del Mediterraneo; in Italia si coltiva soprattutto in Campania, Puglia, Lazio e Calabria. È proprio in questa regione italiana che cresce il finocchio d’oro di Isola di Capo Rizzuto, il quale si differenzia dagli altri finocchi per il suo profumo molto più forte, per la sua fibrosità quasi assente e per il suo aroma che in bocca dura davvero a lungo. L’oro di Capo Rizzuto rappresenta una preziosa risorsa economica per l’isola, insomma una miniera d’oro!

Del finocchio si mangia il bulbo, costituito da foglie carnose bianche che diventano molto tenere procedendo verso il cuore dell’ortaggio. È composto per lo più da acqua e fibre, inoltre è ricco di vitamina A – B – C e di antiossidanti. Ha molte proprietà benefiche: favorisce la digestione grazie ai sali minerali e alle vitamine, regola i livelli di colesterolo, abbassa la pressione sanguigna e aumenta l’ossigenazione al cervello.

Al momento dell’acquisto, i finocchi devono presentare una superficie liscia, compatta e senza macchie. Questa verdura si conserva per circa dieci giorni in frigorifero. Al momento del consumo è bene eliminare i gambi e il torsolo, tagliare in quattro parti il finocchio e sciacquare accuratamente con acqua.

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In cucina, le ricette con questa verdura sono infinite. L’insalata di finocchi e arance è un contorno leggero e fresco prezioso per la salute. Sono ottimi anche in padella e al forno, ideali per accompagnare secondi di carne e di pesce. Inoltre, si presta benissimo per la preparazione di creme e zuppe gourmet.

CURIOSITÀ

Cosa significa “farsi infinocchiare”? Le origini di questo modo di dire risalgono al Medioevo e significa farsi imbrogliare. Una delle caratteristiche del finocchio, infatti, è quella di ingannare il palato, infatti interferisce sulla reale percezione del gusto di quello che si mangia o beve dopo. Questa caratteristica veniva sfruttata dagli osti veneti e dai viticoltori romani che servivano semi di finocchio prima di far assaggiare i propri vini. Anche i ristoratori toscani avevano l’abitudine di aggiungere finocchio selvatico alla carne non più fresca in modo da alterarne il sapore sgradevole.