Why Not Cocktail Lab è il suo locale, che segue tre principi fondamentali: improvvisare; progettare; unire il mondo della miscelazione a quello della cucina. E il suo locale, nato si anni fa, è davvero un laboratorio in continua evoluzione.

«Ci piace fare cose sofisticate, ma per ospiti semplici. In altre parole, altissima qualità in modo molto friendly».

Veniamo al primo principio: improvvisare.
«Non abbiamo una cocktail list e nessun menu. Ma una lista infinita di drink, dai classici a quelli che appunto improvvisiamo in base alle richieste dei nostri ospiti. Loro esprimono una preferenza di gusto (secco, dolce, amaro, speziato, secco ecc…) o addirittura un mood, Il cocktail spesso lo costruiamo sul cliente. O meglio lo cuciniamo per lui. Profumi, gusti, tatto, vista e anche il bicchiere».

Secondo principio: progettare.
«Di progetti ne abbiamo davvero tanti. L’altra sera per esempio abbiamo portato un po’ di Giappone a Merano. Anche in questo caso un po’ improvvisazione, un po’ progettazione. In una settimana, con il mio braccio destro Daniele Stranieri e con Federico Agazzini, head chef del ristorante Trauttmannsdorf di Merano, abbiamo studiato un menu giapponese con portate abbinate a liquori e distillati premium del Sol Levante anche miscelati. E alcuni hanno davvero spaccato, come la zuppa di ramen con il Sakè di Kikuisami Shuzo prodotto nella Prefettura di Yamagata. Inoltre stiamo portando avanti un altro progetto a cui teniamo molto: “Il giro del mondo in 80 Gin”. Ed è davvero un incredibile viaggio sia culinario sia beverage, con molte più tappe del romanzo di Jules Verne. Nel nostro bar abbiamo 120/130 gin, di cui 6 giapponesi».

Terzo principio: cucina e cocktail.

Non siamo solo appassionati di drink, ma appunto anche di gastronomia. Abbiamo una cucina attrezzata e collaboriamo spesso e volentieri con chef. Why Not è una sorta di triangolo: cocktail, eventi e gastronomia. Su molti ingredienti ci appoggiamo al fruttivendolo vicino al locale che ci fornisce frutta  verdura di stagione sempre fresche. Siamo un continuo laboratorio, con al centro l’ospite».

Ma c’è anche un quarto principio…
«Zero Waste. Cerchiamo di non buttar via niente. Per esempio se facciamo una spremuta del lime, togliamo la buccia che utilizziamo per un’altra lavorazione, con la parte bianca un’altra ancora, e la polpa la impieghiamo per una quarta preparazione».

Infine c’è un quinto principio, che Stefano Urru non indica, ma del qual siamo stati testimoni diretti: fiducia e rispetto. Nella sostanza, certo, lui è il capo, ma al Why Not ci è sembrato di capire che il dipendente è inteso come collaboratore e risorsa preziosa. Non sappiamo se tutto ciò avvenga solo a Merano. Speriamo di no.

Nato 6 anni fa. Why Not Cocktail Lab. Ci piace far cose sofisticate, ma per ospiti semplici. In altre parole altissima qualità in modo molto friendly.
Non buttiamo via niente, o almeno ci proviamo. Zero Waste.
Per esempio se facciamo una spremuta del lime, togliamo la buccia che utilizziamo per un’altra lavorazione, con la parte bianca un’altra ancora, e la polpa la impieghiamo per una quarta preparazione. 

Niente cocktail list. Profumi tatto bicchiere. Gusti dell’ospite: secco, amaro, dolce, piccante eccì