Chiamala magia se vuoi. In realtà fin dalla sua rinascita il Sagrantino ha richiesto un impegno quasi titanico. E ci si chiede ancora oggi quando Marco Caprai, da quando ha preso la guida della casa vitivinicola di famiglia,  trovi il tempo per dormire. Il vigneron, dal carattere non facile ma generosissimo, dimostra in tutto quel che fa un amore incondizionato per il territorio nel quale opera, a cominciare da Montefalco. E il Sagrantino rappresenta, forse, la sua medaglia più importante. Per riassumere quel che ha realizzato per il vitigno più nobile dell’Umbria non bastano poche righe, occorrerebbe piuttosto una tesi di laurea. Perché protare un vitigno autoctono quasi dimenticato ai fasti internazionali non è impresa da poco. Per farlo, ha coinvolto studiosi del calibro di Leonardo Valenti della Università di Milano e altri gruppi di ricerca. Ancora oggi Marco Caprai porta avanti molte iniziative avanzatissime sulla sostenibilità ambientale, agronomica, sociale, su soluzioni riguardanti il cambiamento climatico, sulla diffusione della cultura umbra ad ampio raggio.

Ma torniamo al Sagrantino. Di recente Marco Caprai ha presentato in anteprima, durante un pranzo in uno dei migliori ristoranti di Milano, Sine by Di Pinto, le ultime annate di quattro referenze del suo Sagrantino. Quattro vini che sono quattro “campioni” della cultivar umbra. Frutto di una sapiente strategia vitivinicola. Quattro “bomber”  che compongono una squadra apprezzata in tutto il mondo. Quattro primatisti che in una staffetta ideale conducono tutta la denominazione del Sagrantino a occupare un posto di rilievo nel mondo vitivinicolo italiano e internazionale. Ognuno dei quattro vini si presenta con il proprio forte carattere. Ogni atleta è diverso dall’altro, eppure non manca mai l’impronta dell’allenatore, il vigneron che da ognuno si sforza di ottenere il meglio. I quattro campioni di Montefalco Sagrantino DOCG sulla pista sono: Spinning Beauty 2012; 25 Anni 2019; Valdimaggio 2019; Collepiano 2019.



La prima vendemmia del Collepiano risale nientemeno che al 1979. Siamo praticamente al momento della vera e propria rinascita del Sagrantino. È quindi un vino a suo modo iconico (primo Sagrantino in purezza) e che ancora oggi trasmette le qualità più vivide del vitigno. E rappresenta il principio di una strategia di lungo corso. L’annata 2019 sostiene meritatamente quarant’anni di vendemmie. Con grande eleganza e finezza. Qualche nota tecnica? Il vino affina in barriques di rovere francese 22 mesi, quindi ne trascorre altri sei in bottiglia e ha una longevità di almeno 10/15 anni. Assaggiamolo anche subito, ma conserviamo almeno una bottiglia da stappare nella data significativa del 2029.


Saltando di vigna in vigna e da un anniversario all’altro ecco allora il formidabile 25 anni 2019. Questo Montefalco Sagrantino è stato rilasciato per la prima volta nel 1993 proprio per celebrare il quinto lustro della cantina. E si è imposto fin da subito come uno dei migliori atleti della squadra Caprai, tanto da rimanere in forze fino a oggi e da titolare anche nel futuro. Marco Caprai a ragione sostiene che questo vino ha l’ambizione di porsi come “l’oltre” del Sagrantino, cioè ne rappresenta una visione in divenire. E merita, nel consumarlo, una colonna sonora quale l’Ode for the Birthday of The Queen Anne di Händel. Ascoltare e bere per credere.



Valdimaggio è il Sagrantino in purezza più giovane di casa Caprai. La prima annata risale al 2012, ma anch’esso fin dal principio “ha spaccato”. Parliamo di un cru (dalla Vigna del Lago), che anche con l’ultima annata 2019, ancora giovane per un vino tanto longevo, promette moltissimo. E segna insim un altro passaggio importante nella viticoltura concepita da Marco Caprai, volta sempre più a principi innovativi e di sostenibilità. Difficili qui da riassumere qui perché comprendono un insieme di competenze, visioni, partecipazioni a progetti scientifici e tecnologici tra i più avanzati. Insomma, anche questa bottiglia, oltre a contenere un vino di alta qualità, si affaccia ai nuovi orizzonti della viticoltura. Vino giovane, dunque, ma il futuro appartiene ai giovani.

E all’anno in cui nasceva Valdimaggio, risale la vendemmia del Sagrantino Spinning Beauty 2012. Allora alla sua sesta annata. Ma compie almeno 8 anni in barrique e 8 mesi in bottiglia prima di mostrarsi al pubblico. Anche questo vino è frutto di una visione originale e di una forte ambizione premiata dalle più importanti guide. La scheda tecnica del vino è significativamente intitolata “La ricerca della bellezza”. Che cosa è la bellezza in un grande vino? Forse è quasi impossibile da definire. La ricerca si spiega facilmente, la bellezza meno. Ma un fatto è certo: la ricerca ha condotto all’emozione. E forse Caprai nello stappare la prima bottiglia di Spinning Beauty ha provato prima di tutto una forte emozione. Magari ha esclamato: “Ci siamo! C….o ci siamo! È il nostro campione!”. Ecco allora la bellezza del raggiungimento di un grande traguardo.