Non c’è forse bisogno della cucina del Miramonti l’Altro per scoprire quanto il Franciacorta si riveli un vino da abbinamento per eccellenza e che proprio nella sua versatilità a tavola si dimostra superiore allo Champagne. Ma senza le creazioni dello chef Philippe Léveillé non avremmo mai capito fino in fondo il progetto di qualità dietro i millesimi di Corte Aura.

Questa visionaria azienda della Franciacorta nasce dalla caparbietà di Federico Fossati che dal Veneto arriva qui con un progetto vocato alla qualità mediante la zonazione e la ricerca del massimo potenziale dai vigneti. I suoi 18 ettari a Chardonnay e a Pinot Noir sono situati nei comuni di Adro, Erbusco, Monticelli Brusati, Capriolo, Cortefranca, Cazzago San Martino, Passirano e Rodengo Saiano e permettono, con il loro mosaico, di esprimere molte delle sfumature di questo territorio. Alla scelta e coltivazione attenta delle uve si aggiungono due fattori chiave, ovvero la tartaruga che campeggia sulle etichette, simbolo del tempo e della pazienza (il sans annèe sostano 30 mesi sui lieviti, quasi il doppio del disciplinare), e l’altro è Pierangelo Bonomi, meticoloso interprete e conoscitore di ogni angolo della Franciacorta. 

A tavola al Miramonti l’Altro è davvero il miglior momento per apprezzare i millesimi che sarebbero degli RD in qualsiasi altra azienda spumantistica. Dal Satèn 2018 all’Insè 2013 passando per il Blau 2016 Blanc de Noir e approdando al più affinato della gamma ovvero il Raramè, ultima annata sul mercato la 2012.
Si aprono le danze con il Franciacorta Satèn Corte Aura 2018 tra note di albicocca, vaniglia, burro e agrumi, sambuco, zafferano, menta e miele, sorso di spessore e complessità, sedano, pasticceria, caramello, con un finale di spinta e sapidità sottile su una trama appena dolce. Vino perfetto e conturbante addirittura se abbinato al #Volevoessereunpomodoro!!! un mix di pane e pomodoro, coperto da mozzarella, un velo di pomodoro gelificato e del gazpacho non piccante.
Arriva nei bicchieri il Franciacorta  Corte Aura Insè 2013 (sboccatura settembre 2023, nove anni sui lieviti), un vino bello dorato e leggero, con un perlage finissimo alla vista. Al naso è minerale, profuma di fiori bianchi essiccati, mela cotogna, pepe bianco. Bocca di buon peso, rotonda con salinità percebile, persistenza vera e bella nervosità, tutto quello che ci vuole per le Capesante, patate ratte al tartufo nero e spezie, piatto cardine di Philippe.
Si prosegue in maniera esplosiva con il nostro preferito, ovvero il raro Franciacorta Blau Corte Aura 2016 da sole uve Pinot Nero dal loro vigneto a Capriolo (solo 4 mila bottiglie) con tanti rimandi alla frutta secca (note classiche dei suoli da fluvio glaciale), lime, zenzero e zolfino. Bocca di sostanza e struttura ineffabile, nota scura e nera che emette a distanza tra i sorsi e i bocconi del Risotto acciughe e tonda gentile, dove i rimandi umami e di frutta secca duettano alla grande con il vino.

Arriva nei bicchieri e ancora dotati di grande leggerezza di spirito affrontiamo il Raramè 2012 Corte Aura Franciacorta Riserva nel suo manto dorato, ricco, luminoso e cangiante. Al naso acacia, curry, mandorle, agrumi canditi, mandarino tardivo, confettura di albicocca, sorso rinfrescante, sapido profondo di ostriche, muschio bianco e ritorni marini e iodati che sottolineano la freschezza delle 
Triglie di scoglio con marinata di capperi e curcuma, altro aroma che torna spesso nei vini di Corte Aura a sottolinearne il fascino e lo strano magnetismo che emanano.

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