Fivi, il DNA del buon vignaiolo
La Fivi conta ormai quasi 1600 iscritti e mille aziende, ma l’adesione di viticultori alla Federazione dal 2008 (data ufficiale della sua nascita) è praticamente esponenziale. Soprattutto negli ultimi anni. Nelle ultime edizioni del Vinitaly, dove ha conquistato un vasto spazio espositivo, anche se con piccoli banchetti, la Fivi dà l’idea di essere una sorta di Cavallo di Troia, pronto a sparigliare le carte nel mazzo controllato dai grandi del vino nostrano. Non si tratta, tuttavia, di una battaglia campale, ma di occupare un posto dedicato a vignaioli che sono uniti da una comune filosofia etica e agronomica. La cui parola chiave è indipendente. Alla prossima edizione della fiera della Fivi, che si terrà per la prima volta a Bologna, invece che a Piacenza, il Presidente Lorenzo Cesconi ci dice che vi saranno circa mille aziende. Un numero ormai da capogiro e destinato ancora a crescere.

Che cosa attrae tanti produttori ad associarsi a Fivi?
«Siamo una categoria a parte, che aveva bisogno di una rappresentanza organizzata. Riuniamo quindi vignaioli indipendenti, che gestiscono tutte le fasi della filiera in proprio. Vignaioli che ragionano come contadini, ma con una mentalità al tempo stesso contemporanea. Dando valore ai metodi di produzione e alla cura del territorio nel quale operano».
Sfide future?
«Un riconoscimento giuridico. Poter stampare sulle etichette: “Vignaiolo tal dei tali”, per esempio. Come avviene in Francia e in particolare nella Champagne».
A proposito di etichette, da parte di alcuni paesi europei (che tra l’altro non producono vino, ma altri alcolici, dalla birra al whisky) c’è la richiesta insistente di apporre sulle etichette dei vini alert simili a quelli che troviamo sui pacchetti di sigarette.

«Il problema è che in Irlanda e in molta parte del Nord Europa hanno un grosso problema con l’alcolismo, mentre nell’Europa mediterranea il vino è nato come un alimento e il suo consumo è più attento e legato alla tavola e alla gastronomia. Il vino da noi è un fattore culturale che risale a millenni fa».
«I Vignaioli richiedono delle regole armonizzate su tutto il territorio europeo, per permettere anche alle aziende più piccole di godere realmente dei benefici del mercato unico», aggiunge Lorenzo Cesconi.
Ma il modo migliore è sempre quello di testare direttamente i territori, i vini e conoscere i vignaioli. Anche quest’anno a partire dal 6 maggio in tutta Italia torna l’atteso Sabato del Vignaiolo, l’evento diffuso organizzato per raccontare agli appassionati le realtà territoriali soci Fivi.
Ventidue appuntamenti lungo tutta la Penisola (dal Trentino alla Sicilia), presso aziende agricole, cantine, luoghi d’arte, ristoranti appartenenti alla rete dei Punti di Affezione FIVI, che diventano teatro d’incontro diretto con i Vignaioli e le Vignaiole dell’associazione. Vignaioli di ogni diverso territorio organizzano in modo indipendente banchi d’assaggio singoli o collettivi, masterclass, pic-nic e passeggiate nei vigneti, musica live. Il programma completo è pubblicato online su https://fivi.it/sabato-del-vignaiolo/.