Sempre più spesso arte, design, architettura e vino si fondo e Magis è sicuramente una di queste aziende. 
Bottle, progettato dal designer Jesper Morrison, è solo uno dei tanti prodotti Magis che hanno conquistato negli anni diversi premi internazionali o hanno trovato posto nelle mostre permanenti di musei in tutto il mondo. 

Innovazione e sperimentazione sono le fondamenta di quest’azienda di Torre di Mosto in provincia di Venezia, leader nel settore design, fondata nel 1976 da Eugenio Perazza.  «Noi collaboriamo con i migliori progettisti del mondo per costruire oggetti in puro stile italiano, mirando a raggiungere un “di più” (Magis non a caso significa “di più”, in latino). Perché non farlo anche col vino, applicando la nostra stessa visione del to be unique and universal?», racconta Eugenio Perazza, ceo e fondatore della Magis. 

Queste parole interpretano quello che sembra essere un connubio perfetto: vino e design. Ci avete mai pensato? Due mondi apparentemente distanti, ma uniti dalla comune ricerca volta a migliorare la qualità della nostra vita, il piacere della nostra vita.

Essere Unici ed Universali, dicevamo. 
L’unicità come spinta verso idee, linguaggi e sistemi produttivi sempre nuovi, che portano a un design senza compromessi. L’universalità come gusto per il bello ma funzionale, riconosciuto in tutto il mondo, duraturo nel tempo. 
Allo stesso modo per il vino. Magis si affida a Walter Filiputti, enologo riconosciuto a livello internazionale per trasferire questa visione in bottiglia. Nel 2014 nasce Nero Magis, vino suadente, 40% Pignolo, vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia, 60% Merlot, vitigno internazionale. In altre parole, il to be unique rappresentato dal Pignolo, l’uva delle radici che parla solo friulano, in grado di unirsi perfettamente al poliglotta e universal Merlot. 
Vino in cui l’accondiscendenza sposa il rigore e la verticalità, dove il Merlot ammorbidisce l’irruenza del Pignolo creando una personalità unica. Sentori di piccola frutta rossa a base acidula come il ribes, il mirtillo, il lampone si fondono con note balsamiche di menta, salvia e rosmarino. Tannino presente ma non troppo spinto ed un’equilibrata spalla acida fanno intuire che l’abbinamento con una scottata di tonno non è un azzardo. 

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La stessa filosofia la ritroviamo in Bianco Magis, ottenuto da vigne vecchie, vino agile, verticale, ma allo stesso tempo flessuoso. Capace di farsi riconoscere per stile e provenienza. L’autoctono Friulano si unisce a due varietà universali che sulle colline di Cividale si esprimono ai massimi livelli: Pinot bianco e Chardonnay. Profumo di fiori di campo, mela gold e finale di mandorla amara, un vino di nerbo e complesso, grazie alla lunga sosta sui lieviti, ad un gentile passaggio in legno e all’affinamento in bottiglia. 


La cosa sorprendente è che Magis non ha cantina. D’altronde, non serve avere la fabbrica per fare una sedia di design (mi riferisco al Bombo ad esempio, sgabello uscito nel 1996, visto in numerosissime trasmissioni televisive, oggi icona di stile e copiatissimo) e allo stesso modo un gran vino si può produrre anche con l’utilizzo di risorse esterne all’azienda. 
Magis collabora con designer famosi: Jasper Morrison, Konstantin Grcic, Philippe Starck, Ronan & Erwan Bouroullec e Jerszy Seymour, sono solo alcune delle personalità che fanno parte della famiglia allargata di questa azienda, che sviluppa internamente l’idea, la fa disegnare ad altri, ingegnerizza il progetto, ma poi fa produrre a società esterne, rigorosamente solo in Italia. 


Allo stesso modo il vino: Filiputti seleziona le uve in vigna, segue passo passo la vendemmia, la vinificazione e l’imbottigliamento. Decide quando il prodotto è pronto. Ma la cantina non è di Magis. 
Se pensiamo bene, le grandi Maison della Champagne si comportano allo stesso modo: elaborano i propri vini con uve comprate dai Vigneron o con vini limpidi, a complemento delle uve provenienti dai propri vigneti, se ne possiedono. Eppure non manca la poesia. 

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Vino e design, due mondi apparentemente distanti, in realtà accomunati da un ingrediente al quale si pensa sempre meno: il tempo. Un vino che aspetta il tempo necessario prima di concedersi all’assaggio non sa mentire. Ed il pignolo ha bisogno di tempo per regalare vini in grado di arrivare anche ai trent’anni in forma smagliante. Ne è la prova il Nero Magis Riserva, pignolo in purezza, macerazione in tini di legno, lunga sosta in barrique di primo passaggio,affinamento in bottiglia per almeno diciotto mesi. Sono le periodiche degustazioni a stabilire il momento della messa in commercio, senza fretta. Medesima filosofia aziendale per i prodotti di design: un tavolo, una sedia, una lampada vengono immessi nel mercato se tutto è pronto, se si sono superate le incertezze dal punto di vista ingegneristico e produttivo, se il prezzo è quello giusto. E’ importante non avere fretta anche in questo settore. 


La Riserva è un vino verticale, rigoroso, impegnativo, fatto di potenza per tannini decisi, ma ben fusi, con note olfattive dove prevalgono le spezie, le confetture, cui fa eco una lunga persistenza aromatica. Mi piace definirlo il Barolo del Friuli perché ha il dono della longevità e, pertanto, va atteso. 


Bianco Magis, Nero e Riserva sono vini che appartengono a una piccola produzione (circa 10.000 bottiglie in totale all’anno) improntata all’artigianalità e nel pieno rispetto dell’ambiente. 
Ecco un’altra similitudine tra vino e design. L’attenzione per l’ambiente è uno dei principi su cui si base la filosofia di Magis, il cui sguardo è sempre rivolto al domani e alla sostenibilità, intesa come prodotti capaci di durare nel tempo. Una consapevolezza che si rispecchia nella ricerca dei materiali riciclabili, biodegradabili e non tossici. Ma anche e soprattutto nello sforzo di scegliere tecnologie nuove che riducono gli scarti e il materiale utilizzato, puntando su un design green capace di andare oltre il tempo e oltre le mode. 

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Concludendo, che si tratti di vino o di oggetti di moda e design, l’obiettivo è sempre e solo uno, ovvero quello di far vivere un’esperienza al cliente, fargli provare qualcosa di unico. 
La poesia non sta nell’ospitalità, nella cantina, nei vigneti, ma in quello che si prova sorseggiando un Pignolo invecchiato vent’anni nel calice che lo esalta al meglio, come quando ci si siede su una comoda sedia, si mangia su un bel tavolo, si è illuminati da una lampada con la luce giusta. Particolari che non tutti notano ma che fanno parte della nostra vita e la rendono indimenticabile.