AgrOsteria, Cesena
Scrutando Cesena da lassù. Con gusto. Nella sua fiera presenza, Villa Monty Banks domina la valle sottostante della città romagnola con uno sguardo luminoso e acceso, son 79 le finestre che puntellano la sua architettura anni ’30 del secolo scorso, silente ed elegante. Il verde che la circonda, al contempo contemplativo e capace di restituire un caldo abbraccio che parla di rilassatezza, appagamento, benessere. Una struttura ricettiva che dal passato declina canoni contemporanei di ricettività, benessere (sono presenti Spa, palestra e piscina estiva) accoglienza e soprattutto ristorazione. Ed è proprio di quest’ultima caratteristica che vogliamo, qui, parlare. Sì, perché Villa Monty Banks ospita al suo interno un’AgrOsteria. Offerta eno-gastronomica che del chilometro, o meglio, metro zero, ne fa vanto identitario. Monty Banks è, infatti, anche un’azienda agricola di 20 ettari. Sono due i poderi di proprietà, Carpineta e Centenara, dove vengono coltivate vigne di Sangiovese e Trebbiano che si trasformano in referenze enoiche a firma stessa dell’azienda. Non solo. Nell’area attorno al complesso, infatti, sono presenti ulivi anche centenari, da cui nasce l’evo Don Dino, alberi da frutta, un orto e un piccolo appezzamento coltivato con erbe aromatiche. Grammatiche naturali che poi trovano un racconto di senso all’interno della narrazione gastronomica del ristorante. Infine non ci si può dimenticare della presenza di appezzamenti di grano Senatore Cappelli, coltivato sul campo che introduce alla villa. Il medesimo grano, trasformato in farina, viene utilizzato per realizzare sia la pasta fresca sia quella secca (prodotta a Gragnano) oltre al pane, piadine e focacce. Il tutto con il valore aggiunto dell’arrivo, presto, della certificazione Biologica per tutta la produzione. Una consapevolezza, che è al contempo colturale e culturale, che dal campo giunge alla tavola attraverso un percorso che ne esalta, valorizza e tutela l’autenticità del gusto.
Sulla cucina il primo commento è: “che dire”… Vedere e assaggiare i risultati prodotti da una giovane brigata guidata dallo chef Alberto Pinelli, che trova un motivatore e pungolo intellettuale di tutto rispetto nella figura di Fabrizio Mantovani, plasma un’emozione gustativa che diventa anche e soprattutto divertimento e appagamento in punta di forchetta. L’utilizzo delle erbe aromatiche, sempre di stagione, permette di avere sferzate aromatiche inedite e inebrianti. L’utilizzo di materie prime, stagionali, di filiera consapevole e corta, si concretizzano, per esempio, in una semplice insalata servita come antipasto. Un gioco intelligente e sapiente, spiritoso, di accostamenti che oscillano dalla croccantezza all’espressività vegetale, con spinta e identità aromatica netta e gustosa. Il tagliolino (aglio nero, calamaro spillo, cavolo romanesco e agrumi) realizzato da Leonardo Bovi è poi un viaggio freschissimo nel Mediterraneo. Si parte da Sorrento e si arriva alla piana di Catania… Un tuffo nel bosco d’autunno è quello offerto dal main plate a base di cervo. Succulenza che si fa eleganza, sapidità ed ematicità si rincorrono nel piatto in una danza di profumi e aromi equilibrati e precisi. Non parliamo poi dei dolci creati dalla mano straordinaria di Carolina Sala. Vere e proprie opere d’arte in cui la dolcezza è calibrata, in filigrana, mai stucchevole.
Quello della cucina dell’AgrOsteria è un viaggio che non perde per un secondo la bussola del rispetto e dell’esaltazione immediata degli ingredienti e che si rivela un regalo per la Romagna che crediamo dimostri come ancora si possa fare una cucina intelligente, sostenibile e soprattutto veramente appagante. Magari si aggiusti ancora un po’ sulla “forma”, impiattamento, e la strada crediamo possa essere solo che in discesa. Che dire poi del lavoro professionale, competente e cordiale in sala di Eric Venturi… Chapeau! Tutto questo sviluppato in un’ambientazione che è al contempo riservata ma conviviale, elegante ma informale.
Gallinella all'acqua pazza con julienne di zucca
Per quanto concerne i vini di Monty Banks le referenze, che non sono poche, sono romagnole nell’essenza ma con una contemporaneità d’approccio che soddisfa per immediatezza di sorso, identità di terroir e soddisfazione complessiva tra finezza, eleganza e bevibilità.
Se si parte dal 18/07, lo Spumante Extra Brut Metodo Classico di Trebbiano 100% figlio di sabbie e calcare colpisce per la fragranza e la finezza croccante del frutto. Andando su un più “semplice” Pittato Rosè, Metodo Charmat brut da uve Sangiovese questo si concretizza in un sorso sbarazzino e gioviale adatto per l’aperitivo. Altro rosato è La Marietta, un Rubicone Rosato Igt divertente e capace di esprimere il vitigno Sangiovese con quella gastronomica nota agrumato-amaricante finale. Poi c’è Gracie, un Romagna Trebbiano Doc un vino aulico e snello con bella freschezza tendente al citrino. Aumentando corpo e struttura arriviamo allo Sceriffo, un Romagna Sangiovese Superiore Doc che vira su frutto e su eleganza del sorso per arrivare al ben più fiero Grande Banks, il Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc che colpisce per il suo essere materico e terziario, ma senza troppa ridondanza di “dolcezze” di legno. Infine Re Grosso un Romagna Sangiovese superiore Doc verace e autentico, fortemente capaci di dialogare perfettamente con abbinamenti in rosso.