Il liquore della distilleria di Chianciano Terme, fondata nel 1960, è un Amaro con un carattere ben definito, grazie al rabarbaro, botanica oggi assai diffusa, ma di origine asiatica e altre 33 botaniche equilibrate secondo una ricetta magistrale

Il rabarbaro è una sorta di bandiera della famiglia Santoni, i giovani oggi direbbero: “Hanno la fissa del rabarbaro, ma ci sta”. Infatti ci sta eccome. L’Amaro va dapprima assaggiato e gustato in purezza, magari con un cubetto di ghiaccio e immediatamente richiama l’ora dell’aperitivo. L’aperitivo tradizionale con noccioline, patatine fritte, olive, tra chiacchiere e, perché no?, pettegolezzi. Insomma, quel genere di aperitivi che uniscono le nonne alle nipoti.

E Amaro Santoni ha coinvolto persino il bartender del Sips di Barcellona, Simone Caporale, il cocktail bar eletto The World’s Best Bar 2023. Simone ha abbracciato il suo progetto e ha dedicato la sua creatività dietro al bancone con cocktail apparentemente semplici, ma studiati in ogni dettaglio. Giocando sulle note amaricanti e dolci dell’Amaro. Un ossimoro voluto. E sulle note speziate e agrumate. E poi le foglie d’olivo e i fiori bianchi e naturalmente il rabarbaro.

Così all’ombra della cupola della Cattedrale di Firenze progettata dal Brunelleschi richiamata nel disegno della bottiglia, sorge un Negroni (cocktail nato nella stessa Firenze), rosato. Alla vista è come il petalo di un fiore. Delicato, ma convinto, come si addice a un buon Negroni. Ecco qui di seguito la ricetta.

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Ingredienti

  • una parte di Amaro Santoni
  • una parte di gin
  • una parte di Vermouth Rosé (classica formula: un terzo; un terzo e un terzo)
  • acini d’uva freddissimi

Preparazione

In un tumbler mettete il ghiaccio e gli acini d’uva, versate gli ingredienti e mescolate con un bar spoon.