Un’icona intramontabile che sarà sempre un modello di riferimento per chi desidererà capire lo Champagne e per chi vorrà continuare a produrre qualcosa in grado di stupire, concentrato di classe ed eleganza con il fascino incantevole della maturità, conferitagli da una sosta sui lieviti incredibilmente lunga.

Finalmente è arrivata la nuova annata, la 2008, di R.D. Bollinger, prodotto solamente nelle grandi annate e che ha fatto scuola, in Champagne, dalla sua nascita. Siamo a metà degli anni Sessanta, un momento in cui le Maison cercano di innovare puntando su forme diverse di bottiglie. Madame Bollinger, invece, si concentra sul contenuto e decide di rilasciare nel 1967 l’annata 1952, appena sboccata e dosata Extra Brut. Così arriva sul mercato audace e rivoluzionario per quei tempi: uno Champagne che univa – ieri come oggi – freschezza e intensità aromatica. Per la prima volta, con R.D., compare la data di sboccatura in etichetta.

Ma torniamo alla 2008. Le uve utilizzate per questa cuvée, composta da un 71% di Pinot Nero e un 29% di Chardonnay, provengono da ben 19 Cru. Per la prima varietà di uva, i vigneti impiegati sono collocati principalmente nelle zone di Aÿ e Verzenay per il Pinot Noir, mentre lo Chardonnay è stato raccolto a Cramant e a Le Mesnil-Sur-Oger.

Il tratto distintivo di Bollinger R.D. 2008 secondo la Maison è rappresentato dagli aromi di nocciola. Che sì, ci sono, ma c’è anche molto di pià, a partire dalla freschezza e dalla generosità.

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Il bouquet è ammaliante, ricco e intenso e spazia tra note di mela cotogna, miele, nocciola e anice stellato, con un tocco di avvolgente trama di biscotto. In bocca, il sorso è cremoso e coinvolgente ma fresco e molto minerale. Un grande, grandissimo vino, un mito che è entrato nella storia della bolla francese, ma soprattutto, un’esperienza unica.

Forse non tutti sanno che la storia di Bollinger inizia a metà del XIX secolo con Athanase de Villermont, un giovane nobile che ha saputo distinguersi come soldato nella Guerra d’Indipendenza Americana ereditando una vasta tenuta nei pressi di Aÿ.

Athanase intuisce subito il formidabile potenziale dei vini della Champagne, ma il suo status aristocratico gli impedisce di attuare un’attività commerciale, che riesce a concretizzare incontrando il commerciante di vino tedesco Joseph Bollinger e il suo compagno in affari Paul Renaudin.

Così, il 6 febbraio 1829 nasce la società Renaudin-Bollinger & Cie: Joseph curava le vendite, Paul la cantina e Athanase era quello che oggi si chiamerebbe “ambassador”. Bollinger oggi è una delle poche azienda familiari indipendenti della Champagne. Nel 1986 la famiglia ha creato una holding, la Société Jacques-Bollinger (SJB), di cui Bollinger fa parte insieme ad altri marchi come lo Champagne Ayala e il cognac Delamain.

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A proposito, sapete cosa significa R.D.? “Récemment Dégorgée”. La Maison consiglia una doppia esperienza di degustazione: la prima, subito, per godere di tutta la sua freschezza; la seconda dimenticando la bottiglia in cantina qualche anno, in modo da scoprirne l’eccezionale evoluzione.

Dopo l’anteprima mondiale di Parigi, Bollinger è arrivata in Italia a presentare R.D. 2008 in un evento organizzato assieme al suo distributore, Gruppo Meregalli. Gli spazi scelti sono stati quelli di Palazzina Appiani a Milano, dove in un contesto scelto anche da Christian Dior per i suoi eventi, si è svolta una cena sfavillante, durante la quale si è avuta l’occasione di degustare R.D. in 3 diversi formati (o75, magnum e jeroboam) e un didattico 1979. In tavola, un menu tutto a base di nocciole di Emanuele Canaparo, giovane produttore di Langa selezionato dal team Bollinger, cucinato dal bistellato Gian Piero Vivalda del ristorante Antica Corona Reale di Cervere (Cuneo).

Nonostante l’abbinamento d’elezione con la nocciola scelto da Bollinger, il mio consiglio è un altro: gustate R.D. 2008 abbinato a formaggi come Comté, Groviera stagionato o una bella tuma piemontese, con ostriche Gillardeau, con una frittura di pesce oppure con prosciutto di Nero dei Nebrodi, di cinta senese o un classicissimo Pata Negra. Certi Champagne, a mio avviso, non hanno bisogno di troppa elaborazione nel piatto: i sapori del cibo abbinato, semplici e netti, devono essere funzionali a esaltare la loro grandezza.