Si è svolto in uno scenario di ‘contaminazione umanistica’ la verticale di annate di LR, straordinaria cuvée di Colterenzio, capace di accendere una raffinata luce dei riflettori sulla cantina cooperativa con sede ad Appiano.

Come capita nel mondo del vino nei casi migliori, più che una degustazione è sembrato di sfogliare un libro dei ricordi, un po’ per la magica capacità dell’assemblaggio di Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon, in cui un tempo entrava anche il Gewürztraminer (che nel nome tradisce l’omaggio allo storico presidente Luis Raifer, un ‘nume’ per la viticoltura altoatesina, il primo a credere fermamente alle prospettive di crescita della struttura) di rievocare annate e progetti, che in questo caso riguardano insieme vino e persone. Una cantina che è arrivata ai 300 cosi, 300 famiglie, per l’appunto, che fin dal 1960, innestandosi sull’idea di 26 viticultori, i ‘soci fondatori’, hanno man mano implementato idee e risorse con l’idea comune della crescita. Una crescita fatta anche di scelte rischiose, come quelle che proprio Luis compì personalmente, nella doppia veste di presidente-viticultore, agli esordi, destinando quello che oggi è diventato uno splendido cru, ovverosia la collina di Lafòa, ad essere il progetto-pilota per testare le potenzialità del territorio, nella fattispecie con le tipologie del Cabernet Sauvignon e del Sauvignon Blanc, cui poi sono seguite altrettante sperimentazioni di successo. Un’inclinazione, quella del ‘leading by exemple’ e della propensione alla qualità, diffusa come buona prassi a tutto il team, a partire dalla presidenza attuale, di Maximilian Niedermayr, e dalle scelte del keller meister, Martin Lemayr, capaci di trasferire i profondi intendimenti all’interno della realtà associativa, modellizzazione che come benissimo sanno i miei 25 lettori è la pietra d’angolo, il cornerstone del movimento vitivinicolo altoatesino. Quello che è ragguardevole è la qualità raggiunta sia dai prodotti base, quelli diretti alla GDO, che dalle ‘chicche’ (una su tutte il Pinot Nero Riserva Lafòa 2019), segnale, ce ne fosse bisogno, della decisa inclinazione alla qualità della cantina altoatesina.

La Riserva LR, come sovente capita alle cuvée, è destinata a ricoprire il ruolo di “punta di diamante” della produzione aziendale. Come nelle idee originarie di Luis Raifer, l’idea è di utilizzare le potenzialità dei diversi vitigni, ovviamente con lavorazioni separate, poi assemblarli, con una ‘ricetta’ da veri chef de cave, per raggiungere così l’effetto desiderato. Negli anni, anche per il fatto di prevedere, fino al 2013, il Gewürztraminer nel taglio, è evidente una certa ‘plasticità’ degli intenti, che ora invece, nello stabile blend di Chardonnay, Pinot Bianco e Sauvignon, sembra avere raggiunto la sua dimensione. La 2018 ha note di litchi, limone e gelsomino al naso, con tocchi di caramella d’orzo, ed è salata alla bocca, con ritorno agrumato-floreale.

Costa circa un centinaio di euro

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