Opera Wine 23: i 12 vini indimendicabili da bere a Pasqua (ma non solo)
Opera Wine è l’unica cosa bella di Vinitaly. Lo dico sempre, un po’ scherzando, un po’ seriamente. Quel che è certo è che la premiere della fiera del vino veronese è qualcosa che tutti i wine lover sognano: i migliori vini italiani, di annate mitiche, selezionati dagli esperti di Wine Spectator. What else? Di più si potrebbe volere poter partecipare a questo evento, visto che è solo su invito, per un numero selezionatissimo di operatori. Poteva mancare fancy magazine? Ovviamente no.
Quest’anno le etichette in degustazione erano 130 e aiutatemi a dirvi che parata di star potevate trovare. Dalla prima volta in assoluto del bianco di Custoza – che ha sfilato a Opera Wine grazie a una delle sue aziende portabandiera (o forse sarebbe meglio dire l’azienda portabandiera), Monte del Fra, con un’emozionatissima Marika Bonomo – a un’istituzione come il Sassicaia, che per l’occasione ha sfoggiato l’annata 1999 in formato magnum, l’elenco di tutte le etichette stellari che il primo aprile hanno sfilato negli spazi delle Ex Gallerie Mercatali lo trovate qui
Quello che invece vogliamo raccontarvi, tra tutti questi top wine del vino, quelli che ci hanno colpito di più.
Eugenio Collavini Broy Bianco Collio
Bertani Amarone 2005: l’eleganza, la casse, il calore e l’intensità che ti arrivano fino all’anima.
*
Quintodecimo Taurasi Vigna Grande Cerzito 2014: potenza e raffinatezza, frutto maturo, completezza.
*
Terredora di Paolo Fiano di Avellino CampoRe Riserva 2018: le grandi potenzialità dei vini bianchi che possono invecchiare, condensate in un sorso.
*
Ca’ del Bosco Annamaria Clementi Rosé 2011: appagante, finissimo, cremoso, un piacere allo stato puro.
*
Livio Felluga Abbazia di Rosazzo 2018: capperi, rosmarino, gelsomino… Un sapiente assemblaggio di tutte le migliori caratteristiche del Friulano, del Pinot Bianco, del Sauvignon, della Malvasia, della Ribolla gialla.
*
Cantina Terlan Quarz 2020: l’emblema della mineralità, semplice e sofisticata al contempo.
Leggi anche:Giacomo Bologna e il Bricco dell'Uccellone
*
Nino Negri Sfursat 5 Stelle 2016: morbidezza, profondità, corpo, illimitatamente espansivo, adatto sempre, dentro e fuori il pasto.
*
Arnaldo Caprai Montefalco Sagrantino Collepiano 2018: giovane, sì, ma già di grande soddisfazione e dal futuro strabiliante.
*
Montevetrano 2005: taglio bordolese per guardare la Francia restando fieramente in Campania, carico di un’eleganza che solo una donna può sfoggiare.
*
San Giusto a Rentennano Percarlo 2008: ciò che il Sangiovese può essere lo dimostra questo vino, austero e complesso, ricco, potente, pieno, materico e profondo.
*
Le Macchiole Paleo 2013: classe, tensione, spessore infinito.
*
San Leonardo San Leonardo 2017: l’aristocrazia sorridente di un vino che da 40 anni è una garanzia di classe e piacere.
Leggi anche:All’Ermitage Medical Hotel di Abano per scoprire le “Terme Funzionali”