Medioevo, Rinascimento, Barocco? Terry Monroe, sia pure ancorata saldamente al presente, sembra abbia attraversato ed esplorato anche epoche lontane e che sia quasi l’incarnazione di una sapiente donna del passato. Per semplicità la chiamiamo barlady, ma sarebbe come definire Leonardo Da Vinci semplicemente pittore. Sono troppi gli interessi e le competenze di Terry per essere riassunti in una sola parola. Da giovanissima cavalcava sulla moto con in bocca Lucky Strike. Oggi quando non è “costretta” dietro un bancone o a tenere lezioni, consulenze e laboratori, viaggia con altri mezzi, ma con il medesimo spirito dell’avventura, seguendo il suo naso e il suo palato raffinatissimi per accumulare conoscenze e sfogare la sua inquieta curiosità in giro per il mondo. Una curiosità insaziabile riguardo alle spezie, alle erbe, a distillati e liquori, che approfondisce con lo studio.

Il suo locale ha un nome significativo: Opera 33. Be’, 33 è solo il numero civico di Via Farini a Milano, dove si trova il cocktail bar, tuttavia «Opera, perché intendo l’arte del fare». Appunto: Medioevo, Rinascimento, Barocco. O in altri termini artigianalità  e alchimia e attenzione anche ai fattori visivi ed estetici. E perché no? Anche attenzione ai quattro elementi principali: aria, fuoco, terra, acqua. E infine, la cura dell’ospite. Una cura che esclude praticamente una carta dei cocktail, perché i cocktail nascono dal dialogo diretto con il cliente. Nella maggioranza sono estemporanei. Anche se questo comporta avere nel bar oltre settecento etichette e grande competenza.


Le quattro stagioni
Ma ci sono anche quattro ideali menu stagionali. «Avevo deciso di studiare ogni mese uno specifico ingredientedice –  Terry – pepe, tè, cannella ecc., e a ragionare su ognuno di ssi come componente della miscelazione. In Primavera i fiori, in autunno radici e cortecce, in estate botaniche fresche, fiori e frutti di stagione. In inverno cacao, vaniglia, chiodi di garofano, buccia d’arancia candita e non candita».

Ma ora è il momento di una curiosissima “CockTealist”. Dodici drink a base di te, che Terry serve a richiesta a Opera 33 per tutto il mese di marzo. Fil rouge dei cocktail l’estrazione del tè fatta nell’alcol. «Non chiamateli twist», si raccomanda. Ma l’ispirazione è comunque a molti classici. Ispirazione. E, tuttavia, reinvenzione totale. A partire da un ingrediente quale è il tè, che è sempre diverso perché vi sono decine, centinaia di tè diversi. L’arte sta nel saper conoscere e cogliere le virtù di ognuno per applicarle alla miscelazione. E il risultato spesso è notevolissimo se non stupefacente come nei tre drink di cui riportiamo le ricette qui sotto.

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A sinistra Hibiscus Sunrise, al centro Old Fashioned, a a destra:Martini Taiping Houkui


Old Fashioned
1 zolletta di zucchero, scorza di arancia e bitter artigianale al tè nero
1 splash di soda
5 cl di Bourbon (Woodford Reserve)
1 cl di tintura di Lapsang Souchong nel bourbon.
Tecnica: building on ice, stirring in glass.

Martini Taiping Houkui
1 cl di vermouth
5 cl di gin(il gin in realtà è tè Taiping Houku estratto nel gin).
Profumo di salvia e tè.
Tecnica in&out, stirring in glass.

Hibiscus Sunrise
3 parti di pompelmo soda
2 parti di tintura rossa di Hibiscus nel tequila
Profumo di rosa
Tecnica: building on ice.

I bicchieri che vedete nella foto di Erik Hor sono di Felicia Ferrone.