Quello che ti colpisce di Ciccio Sultano è la sua intensità. È il richiamo al territorio che emerge prepotente e sinuoso nel piatto, deflagrando in una carnalità prorompente. È la sua personalità, eclettica, estrosa, di gran cuore. «Creare un piatto è come improvvisare nel jazz: puoi rifarlo mille volte, ma rispecchia sempre emozioni e umori di quel momento», ha spesso dichiarato Sultano. E se è vero quello che ha dichiarato una volta a Identità Golose – «la primavera è il periodo dell’anno in cui sono più bravo» – adesso è il momento giusto per sedersi alla sua tavola. Dove? Non c’è che l’imbarazzo della scelta.  

Gabriella Cicero e Ciccio Sultano

Il ristorante Duomo di Ragusa Ibla è il portabandiera della sua cucina, punto di riferimento dell’alta cucina siciliana e uno dei ristoranti più seguiti in Italia: la prima Stella Michelin è stata conquistata nel 2004, le 2 Stelle sono invece state appuntate sulla giacca di Sultano nel 2006.

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Poi c’è I Banchi, la tipica trattoria che chiunque vorrebbe avere sotto casa e che comprende un panificio, un ristorante e uno shop. Da I Banchi, fondata nel 2015, si trova quella che Sultano chiama “cucina educata”, una cucina semplice con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Per lo chef, I Banchi è prima di tutto un panificio, che usa solo farine antiche selezionate: tra scacce, torte salate e pani freschi a I Banchi si trova sempre ciò di cui uno ha bisogno. Dopo viene il ristorante, dove si può trovare sia un menu degustazione sia un menu à la carte, dove la Sicilia è sempre la regina indiscussa, il fil rouge, la miccia che accende ogni sapore. Infine, lo shop, dove si possono portare a casa i prodotti selezionati dallo chef, disponibili anche online

Nel 2019, invece, ha preso il via l’ambizioso progetto Cantieri Sultano, un’area operativa di 600 mq, nel centro storico di Ibla, divisi tra il ristorante vero e proprio, la suite Sultano, la casa per il personale, la cantina con le riserve speciali e la wine nursery. Ma non finisce qui. Si prosegue con Pastamara, ristorante e bar all’interno del The Ritz Carlton, a Vienna. Infine, il più recente dei suoi locali: a dicembre 2021 W Hotels Worldwide apre nella capitale W Rome e all’interno si trova il ristorante Giano e il Giardino Clandestino, curati da Sultano.

Chef Sultano, dal Duomo a I Banchi, nei suoi progetti che filo conduttore c’è?

La Sicilia e il concetto di Cucina Educata. Nel mio caso, è stato il fine dining a traghettare la Cucina Educata. Siamo saliti in cima per riscendere e scavare dove le radici sono più lunghe.

Cos’è la Cucina Educata, ce la può spiegare meglio?

È, innanzitutto, la buona pratica di chi cucina per fare salute e poi una sintesi ragionata e attuale della cucina isolana di origine nobiliare, borghese, contadina e monastica. A cui aggiungere tutta la cultura materiale e non che deriva dalle Dominazioni, succedutesi in Sicilia.

Dove sta andando l’alta ristorazione? Che futuro la attende? Pare, guardandosi in giro, che ci sia un ritorno alla semplicità, a un mangiare meno sperimentale e più verace, è così? E se è così, le stelle cambiano di valore?
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Lasciando da parte i confusi del fine dining, l’alta ristorazione ha il dovere e l’interesse di far felice il cliente. Deve concentrarsi su una cucina buona, “masticabile” e vera. Chi si siede alla tavola di un ristorante deve riportare con sé una parte dei soldi che ha speso. In altri termini, godersela; sentire di aver fatto un’esperienza non comune.
Il futuro sarà florido se si continua a lavorare con coscienza, determinazione, rispetto, sostenibilità e sostanza. Ritorno alla semplicità? La semplicità non è facile, al contrario.

Il settore da tempo accusa importanti problemi con il personale, anche lei? Se sì, ci può raccontare quali sono questi problemi e secondo lei come si potrebbero risolvere?

Questo tipo di problema c’è sempre stato. Chi sceglie di fare il cuoco, di vivere in cucina o lo fa per vanità o per soldi. Io, tra vanità e narcisismo preferisco vanità.

Quanto conta per lei il vino nei suoi menu?

Il cibo è una barca e il vino il mare su cui veleggiare.

Se oggi fosse la sua last supper, cosa sceglierebbe di mangiare e di bere?

Andrei a mangiare a casa del mio amico allevatore Giuseppe Grasso e berrei un Rosso del Conte 1987 in compagnia del conte Giuseppe Tasca.

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