Il Primo Maggio si è soliti mangiare fave e pecorino, una tradizione di origine romana. L’usanza di mangiare questi due prodotti si è tramandata nel corso degli anni, per festeggiare l’arrivo della primavera con pranzi in campagna o all’aperto. Appartenenti alla famiglia delle leguminose il nomescientifico delle fave è Vicia Faba. Originarie dell’Asia Minore, si sono poi diffuse in Europa, apprezzate e consumate da greci e romani.

Fave dai fiori striati di nero

I fiori delle fave sono caratterizzati da striature nere su petali bianchi quasi a formare il simbolo Tau e proprio per questo i Greci, associandolo alla parola tanatos “morte”, credevano fossero un mezzo per comunicare con l’Ade, il mondo dei morti. Secondo Pitagora, filosofo e matematico, i semi delle fave racchiudevano le anime dei morti e il mangiarle intorpidiva la mente, provocando visioni e sogni inquieti. Proprio da qui deriverebbe la tradizione di mangiare le “fave dei morti”, biscotti alle mandorle, il giorno di Ognissanti. Tutto cambia quando si notarono affinità dei baccelli e dei semi con il corpo maschile e femminile. Si inizia, così, a dare alla fava un significato positivo di “generatrice di vita” e la troviamo nelle feste della dea Flora e nelle celebrazioni delle calende di luglio. Trovare 7 semi nello stesso baccello e il lancio dei baccelli furono considerati di buon augurio. 

Dal medioevo a oggi

L’Europa tra il III° e X° secolo fu devastata dal susseguirsi d’invasioni, disordini ed epidemie. In questa situazione la coltivazione dei legumi, e quindi anche delle fave, assunse un ruolo di importanza primaria essendo fondamentale per l’alimentazione umana. Le farine di cereali e fave erano spesso utilizzate anche per la produzione di pane e altre preparazioni.
In quest’epoca buia le fave avevano una grande importanza non solo per il suo valore alimentare, ma anche per gli effetti benefici della pianta sulla fertilità del terreno.Oggi sono diventate un simbolo della convivialità, della bella stagione, della primavera e protagoniste delle scampagnate con gli amici.

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Fave, favino e favetta

Le fave appartengono alla famiglia delle leguminose e vengono raccolte in primavera. Si conoscono diverse tipologie di fave: la Vicia faba equina o favetta viene coltivata come pianta foraggiera, come anche la Vicia faba minor o favino, usata per seminare erbai e sovesci o anche come concentrati nell’alimentazione del bestiame. Infine, la faba Maior, fava grossa, consumata dall’uomo, che presenta baccelli lunghi 15-25 centimetri contenente circa 5-10 semi.
Nelle Marche troviamo la Fava di Fratte Rosa, Presidio Slow Food, un ecotipo dal caratteristico baccello corto, che contiene in media 4 semi, grandi e rotondeggianti, dal gusto dolce e teneri anche a piena maturazione.

Benefici delle fave

Le fave fresche, hanno un alto contenuto di proteine, sono ricche di vitamine, soprattutto la C insieme a quelle del gruppo B, A ed E. Sono inoltre un’ottima fonte di sali minerali come ferro, potassio, fosforo, calcio, sodio, magnesio, rame e selenio, quasi irrilevante la presenza di grassi.
L’unica controindicazione di questo legume è rappresentata dal favismo, un grave disturbo dovuto a un difetto congenito dei globuli rossi che comporta l’assoluta necessità di evitarne l’assunzione.

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Togliere o non togliere la pellicina, questo è il grande dilemmaSe la si toglie le fave saranno più tenere, ma perderanno i principi nutritivi in essa contenuti. 

In cucina

Quando si dice fave subito viene in mente l’abbinamento col pecorino, ma anche con i salumi. Una tradizione degli antichi romani per celebrare l’arrivo della primavera e che oggi ha superato i confini del Lazio. Vengono consumate semplicemente sbucciate o, per una ricetta più raffinata, trasformate in un’insalata basata su pochi ingredienti: fave, pecorino, cipolla, insalata mista, olio e aceto. 

Tra le varie ricette del Lazio troviamo anche la Vignarola una ricetta a base di fave, piselli e carciofi che si prepara con le verdure fresche di primavera. Nelle Marche le Fave di Fratte Rosa vengono usate per preparare un particolare tipo di pasta chiamata Tacconiottenuta da una miscela di farina di grano e farina di questa particolare tipologia di fave. In Puglia si prepara una crema di fave secche decorticate e cicoria selvatica, dal sapore amarognolo, che insieme regalano un piatto rustico e saporito. In Liguria troviamo il pesto di fave (o marò) una salsa di fave fresche, pinoli, aglio, olio d’oliva, menta e pecorino ideale per condire la pasta o crostini.