C'era una volta il signor Amarone Corte Scaletta - Racconti di un sommelier

Siamo al terzo appuntamento con la rubrica “C’era una volta..”, una raccolta di brevi storie attraverso le quali degustiamo le migliori eccellenze italiane. Eccoci a raccontarvi uno dei vini rossi più conosciuti al mondo, prodotto esclusivamente in Valpolicella. L’analisi sensoriale diventa un pretesto per immaginare tanti personaggi dalle molteplici personalità, riconducibili ad altrettanti Amarone, in cui emerge il contrasto tra la rigorosità dell’universo maschile e l’intrinseca morbidezza dovuta all’appassimento sui graticci di Corvina, Corvinone e Rondinella.

Il Signor Amarone Corte Scaletta 2015 non ha mai lasciato la vallata di Marcellise, a pochi chilometri da Verona, perché profondamente legato alla propria terra. Si allena tutti i giorni in palestra, ha muscoli ben scolpiti e adora essere sempre ben curato in ogni dettaglio. Predilige pantalone con il risvoltino, gilet in figura, camicia a righe con le maniche arrotolate fino al gomito.

Trasuda un’elegante gioventù da tutti i pori e lo si capisce già dall’aspetto: rosso rubino con qualche pallido riflesso granato. Al naso una leggera nota floreale cipriata lascia il posto a note di ciliegia marasca e lampone, piccoli frutti rossi non ancora maturi a base acidula come il ribes.

Leggi anche:

Dapprima timidi… poi evidenti e personali… come l’acqua di colonia del nostro giovane dal fisico atletico …che ci affascina con la sua scia quando passeggia per strada. Spingono poi i sentori balsamici, in particolare la menta rinfrescante, sentori tipici di un vino a tratti pungente, ma che custodisce uno scrigno d’intrinseca dolcezza. Al palato ritornano le sensazioni di freschezza ed una piccola sferzata di tannino, un “toccata e fuga”, come il sig. Amarone che è grintoso e sempre di corsa. Vino bilanciato in cui anche l’alcool è vestito bene (non sembra, ma sono 16 gradi).

Il Signor Corte Scaletta ha il carattere della gioventù, ma quella gioventù legata alle proprie origini e al sacrificio di coloro che lavorano la terra. E infatti, i piccoli archetti che si formano nel calice quando si beve questo vino, simbolicamente ricordano le rughe di coloro che vivono quotidianamente a contatto con la natura e si prendono cura della vite.