Sturm und Drang, tempesta e impeto, è quello che hai nel bicchiere se stai bevendo un Pinot Nero, uva nobile e capricciosa come nessun’altra, con il fascino di una donna libera, bellissima e intelligente, che puoi sperare di domare ma mai di possedere. Oppure, per dirla con Martin Foradori Hofstätter, «il Pinot Nero è un vino per liberi pensatori, per chi non si lascia limitare, per anime libere». È lui oggi alla guida di Tenuta J. Hofstätter, di cui ha preso in toto le redini nel 2001 dal padre Paolo, che il mondo del vino unanimemente riconosce come il patriarca del Pinot Nero made in Italy. Oggi la cantina, fondata a Termeno da Josef e Maria Hofstätter nel 1902, ha una tenuta anche in Trentino, Maso Michei in Valle dei Ronchi, e produce 850mila bottiglie all’anno per un giro d’affari, nel 2018, di quasi 9,5 milioni di euro, in crescita del 10% nel primo semestre 2019. Altra proprietà è la Dr. Fischer-Hofstätter in Mosella, uno dei terroir d’elezione per il Riesling: qui Foradori produce 50mila bottiglie per un giro d’affari in Italia di 350mila euro (+ 15%).

Ma torniamo al Pinot Nero. Tutto ha inizio dopo la seconda metà dell’Ottocento quando il luminare della chimica organica Ludwig Barth, cavaliere di Barthenau, nato a Rovereto di Trento nel 1839, decide di piantare nella sua tenuta di Mazzon, a due passi da Egna, in Alto Adige, alcune vigne di Pinot Nero. Un atto pionieristico che però resta confinato in quel piccolo fazzoletto di terra baciata dal sole della Bassa Tesina per quasi cento anni, finché non entra in scena Paolo Foradori, la cui famiglia, attorno al 1940, acquista proprio la Tenuta Barthenau e altre terre vitate in quel di Mazzon (o, per il toponimo locale, Mazon). Il suo matrimonio con Sieglinde Oberhofer – figlia di quel Konrad Oberhofer che dal 1942 aveva assunto la guida delle tenute vinicole degli zii Josef e Maria Hofstätter – riesce a unire nel 1959 non solo due anime ma anche due grandi famiglie del vino: in quello stesso anno nasce il primo Pinot Nero di Mazzon prodotto da Paolo.

Il Barthenau Vigna S. Urbano di Hofstätter, vino icona del Pinot Nero italiano, vede invece ufficialmente la luce nel 1987 ed è l’espressione – prodotta ogni anno in circa 12mila bottiglie – di un vigneto particolarmente vocato di appena 3,5 ettari. Proprio in compagnia di Paolo Foradori e del figlio Martin ho avuto modo di fare un’eccezionale verticale di una decina di annate di questo vino: la 1997 oggi è indubbiamente una delle più rimarchevoli, dal carattere selvaggio, animale e salino, così come la 2005, che esprime una forte personalità fatta di rigore, stile ed eleganza, e una complessità esotica da Mille e una notte. Non è da meno, però, anche l’ultima annata in commercio, la 2017 (70 euro circa), che con i suoi profumi di amarene e lamponi, peperoni e cardamomo invita a un sorso dall’acidità elegante e dall’ottima e bilanciata concentrazione aromatica. Ma annotatevi anche la 2017, secondo Martin Foradori Hofstätter «annata molto Borgogna in Alto Adige, che al Pinot Nero ha dato un equilibrio quasi perfetto tra acidità e maturazione».

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Bartenau Vigna Hofstätter 2017 costa intorno ai 60 euro

Perfect Match
Filetto di cervo. Chamisiere scozzese per lei, maglioncino St. Barth per lui. Musica: Édith Piaf, La vie en rose.