Ecco un’altra azienda storica, e questa volta ci troviamo nel cuore del Chianti Classico. L’azienda è Ruffino nata nel 1877 a Pontassieve. Nel 1927 appare la prima annata della Riserva Ducale, che nel 1947 diventa “Oro”, non solo in etichetta, ma nella bottiglia.  E il Chianti Classico è ancora un vino e un territorio sconosciuto ai più non solo nel mondo, ma persino in Italia. Di strada se ne è battuta tanta, insomma,  mentre la stessa Riserva Oro,  Chianti Classico, esordisce con la recente denominazione top Gran Selezione del 2014. L’annata solitamente snobbata, col tempo ha dimostrato e attuato in gran parte, invece, tutte le sue potenzialità. Oggi il Chianti Classico Riserva Ducale Oro Gran Selezione, rinnovato nella etichetta, è “riapparso” con l’annata 2018. Un assemblaggio piacevolissimo ed equilibratissimo di Sangiovese, Merlot e Colorino, che ha ricevuto un affinamento di 36 mesi in vasche di cemento, botti grandi di rovere di Slavonia e barrique.

Alla Casa Reale Savoia, proverbialmente austera e ottusa, bisogna riconoscere tuttavia di aver riconosciuto il merito dell’azienda vitivinicola chiantigiana, grazie al suo Chianti Stravecchio. Il titolo di fornitore ufficiale è stato quindi importante per la crescita di Ruffino. Crscita segnata in particolare proprio dalla nascita della Riserva Ducale ai primi del secolo scorso. Ed è stato un privilegio partecipare a una degustazione verticale del vino, sette annate (1977; 1982; 1988; 1996; 2000; 2014 e 2018), distribuite in ben cinque decenni. Un percorso che si è svolto di pari passo anche con il cambio delle etichette nel tempo e con la capacità di avere avuto nel tempo di conservare e tutelare il territorio culla del Chianti. Una cura che si traduce ancora oggi in un progetto ad ampio raggio di sostenibilità ambientale e sociale sempre più convinto, concentrato sul presente e proiettato nel futuro. Il risultato sono bottiglie che hanno retto nel tempo e che trasmettono ancora oggi una profonda conoscenza e pratica vitivinicola, radicata nella tradizione e nella storia, ma insieme moderna, o meglio contemporanea. E così, come il vino è rimasto fedele a se stesso, l’etichettaè stata rinnovata, mantenendo in primo piano la scena che rievoca la visita a Pontassieve del Duca di Aosta nel 1890.

Dal 1977 a oggi, con l’ultima annata rilasciata, il processo di vinificazione è cambiato, ma non molto. Nel corso dei decenni si è tenuta la barra dritta sull’eleganza, gestendo annate anche assai diverse nel modo migliore possibile. Qualche assemblaggio è stato modificato intorno alla base di Sangiovese, unito a Cannaiolo, Colorino e Malvasia, su cui sono subentrati Cabernet Sauvugnon e Merlot a partire dal 1996. Quindi il Merlot ha scansato il Cabernet. E anche la gradazione alcolica è diventata più importante negli anni. Nel 1977 si registrano 12,5%, quindi 13%, ma dalla “famigerata” annata 2014, la Riserva Ducale sorprende con una gradazione del 14,5%, unita a una struttura e un corpo notevolissimi, che ritroviamo felicemente anche nella bottiglia del 2018.

Leggi anche:
Restyling milanese per l'iconica bottiglia di Campari

Campari celebra il legame che da sempre unisce il brand alla propria città natale, Milano, con il lancio della nuova immagine della bottiglia Campari e, per l’occasione, un inedito drone show ha illuminato il cielo milanese…

Costo intorno ai 25 euro

Perfect Match

Ribollita

Per lui e per lei blazer di velluto

My Song eseguita da Keith Jarrett, Jan Garbarek, Palle Danielsson e Jon Christenssen