Ci sono vini che nascono per celebrare l’opera di un uomo, che ha dedicato la sua vita al vino e ad un territorio: è il caso di Appius, nome legato al nome romano di Appiano, il più grande comune vitivinicolo dell’Alto Adige, che con la vendemmia 2018 giunge alla sua nona edizione. E la persona che lo ha concepito e realizzato è Hans Terzer, dal 1977 winemaker della cantina di San Michele Appiano, da tutti considerato uno dei pionieri della vinificazione di vini bianchi in Alto Adige.

L’idea si fa strada nel corso degli anni e finalmente inizia a realizzarsi nel 2010, quando Terzer decide di comporre una cuvée di vitigni diversi presenti in zona, che fossero in grado di fornire una identità precisa del millesimo di produzione, interpretato secondo il proprio estro e la giusta dose di  creatività. Lo scopo è quello di creare un vino che riesca a  tracciare una sorta di filo continuo tra le annate, dove si riconosca l’impronta identitaria del luogo, ma si apprezzi anche uno stile preciso e riconoscibile, di chi lo ha fortemente voluto. L’annata 2018 ha avuto un buon andamento climatico, con una raccolta anticipata che ha dato ottimi risultati in termini di produzione: l’uvaggio nasce quindi da una scelta ponderata e nel caso di questa edizione l’uvaggio prescelto è stato Chardonnay al 52% al quale si sono aggiunti Pinot Grigio, Pinot Bianco e Sauvignon Blanc, in proporzioni decrescenti. È un vino intrigante per un consumatore che ama i sentori fruttati, qui rappresentati in estrema varietà e complessità, ma è in bocca che  rivela un lato distintivo: la sapidità che lo rende appetitoso, bilanciata dalla freschezza che favorisce la bevibilità ed un corpo pieno che garantisce struttura e volume.

Come per le annate precedenti, è un vino destinato ad avere una bella longevità, buono subito, ma in grado di stupire, con sentori differenti ed evoluzioni intriganti in bocca anche nel futuro. Oltre alla sostanza, è la forma che è importante in questa linea di produzione: il design dell’etichetta che viene interpretato ogni anno in maniera diversa, a creare una collezione che possa diventare un must da possedere per gli appassionati del settore. Un vino simile non poteva che nascere da una cantina storica, che esiste dal 1907, e ha cambiato l’immagine statica della cantina cooperativa tradizionale, proiettandola in una visione moderna. Appius nasce perché la selezione delle uve da utilizzare per la sua composizione avviene grazie ai suoi 330 soci che gestiscono 385 ettari vitati. E la cantina, deputata alla trasformazione è il luogo fisico dove si tocca quasi con mano l’unione tra tradizione del passato e il contemporaneo, tra botti decorate antiche e moderni contenitori. Strumenti adattissimi a ottenere sempre maggiore qualità nei vini, ma dove l’opera di Hans Terzer è stata indispensabile per evitare di avere vini omologati : è riuscito sempre a renderli unici.  

Leggi anche:
Philadelphia, lo spalmabile che arriva dall'America

Il philadelphia è uno dei formaggi più famosi al mondo, forse uno dei più utilizzati nel quotidiano nonché uno dei più versatili insieme all’italianissima ricotta (che tuttavia non è un…

Hans Terzer con la nuova annata di Appius