Le giuggiole per molti sono un ricordo dell’infanzia, per altri soltanto un modo di dire. La giuggiola è un frutto quasi dimenticato, questo perché non esiste una vera e propria produzione, per lo più sono alberi che si trovano nel giardino di famiglia. Il giuggiolo è una pianta originaria dell’Asia, conosciuta già al tempo dei Romani, che la introdussero in Italia, chiamandola Zyzyphum. Dal nome latino deriva la tradizione dialettale di alcune regioni dove ancora oggi la giuggiola viene chiamata rispettivamente “zizoea”, “zizoa”, o “zizzole”. Nell’Italia centrale è ancora abbastanza diffusa ed i frutti vengono chiamati “gensole”.

Le giuggiole sono conosciute da oltre 4000 anni e utilizzate in cucina e in erboristeria ​​soprattutto in Cina. Nei matrimoni cinesi le giuggiole vengono messe nel talamo nuziale come propiziatrici di fertilità. Gli abitanti dell’Himalaya ritengono che l’odore del fiore di giuggiola possa far innamorare le donne, per questo era un ingrediente essenziale per preparare elisir d’amore. 

Giuggiole o i datteri cinesi

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Ingredienti 35 ml Grappa K24 Liquid Gold 30 ml Lime 20 ml Liquore Ancho Reyes Red 20 ml Sciroppo di zucchero di canna 2/3 gocce di Orange Bitter 1 Lemon…

Le giuggiole, non ancora del tutto mature, sono verdi, simili a delle olive e il loro sapore ricorda la mela. Al contrario, quando sono mature, assumono una colorazione marrone rossiccia e il gusto si fa decisamente più dolce, simile a quello di un dattero (tanto che l’albero è anche detto “dattero cinese”). La pianta è molto resistente e può sopravvivere a inverni rigidi, regala i suoi frutti tra fine settembre ed inizi di ottobre. Dal punto di vista nutrizionale le giuggiole sono una buona fonte di vitamina A e C, di sali minerali, ferro, calcio e zuccheri, e contiene circa 79 calorie ogni 100 grammi. Si possono consumare appena colte, aspettando qualche giorno il frutto tenderà ad avvizzire e il gusto, con il tempo, virerà al fermentato. 

Andare in brodo di giuggiole 

Andare in brodo di giuggiole è un’espressione che si riferisce a una situazione particolarmente piacevole. Questo modo di dire si diffuse al punto che venne inserito per la prima volta nel primo vocabolario di lingua italiana scritto dall’Accademia della Crusca nel 1612. Pochi sanno che il brodo di giuggiole esiste veramente. La storia narra che durante il Rinascimento, alla corte dei Gonzaga, si iniziò a servire un liquore dolce e inebriante: il brodo di giuggiole. Ad Arquà Petrarca, comune dei Colli Euganei, i giuggioli crescono rigogliosi e i frutti vengono utilizzati per realizzare confetture, sciroppi e il famoso “brodo di giuggiole”. La sua produzione è una tradizione familiare ed il liquore ottenuto è ottimo servito a fine pasto o come digestivo.

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Brodo di giuggiole 

La ricetta per preparare questo dolcissimo liquore è frutto di tradizioni famigliari con piccole varianti o personalizzazioni, ma la ricetta originale sembra che sia esclusiva della zona di Arquà Petrarca.

Ingredienti (per circa 400 cl):

1kg di giuggiole

1kg di zucchero

300g di mele cotogne 

2 grappoli di uva moscato

buccia di 1 limone non trattato

1lt vino rosso

acqua q.b.

Procedimento:

Lasciare appassire le giuggiole per un paio di giorni. Lavare l’uva e le giuggiole eliminando i noccioli. Metterle in una pentola con l’uva e zucchero, ricoprire con acqua bollente e lasciar sobbollire per 90 minuti a fuoco dolce, senza coperchio, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. Aggiungere le mele cotogne e lasciar cuocere fino a quando l’acqua non sarà evaporata (circa un’ora); aggiungere il vino, alzare la fiamma e lasciare evaporare. Quando il brodo inizia la gelificazione aggiungere la buccia del limone. Togliere il brodo dal fuoco quando raggiunge una consistenza cremosa, lasciar intiepidire e passare al setaccio foderato con della garza. Lasciar colare per circa 24 ore, fino a quando tutto il liquido avrà passato il setaccio. Una volta raffreddato travasare in bottiglie e conservarlo in un luogo fresco e buio.