Il piano delle “4 E” di Lino Scaravonati per Conte Vistarino
«Vogliamo crescere soprattutto in eccellenza, oltre che in fatturato, nel prossimo quinquennio, come la nuova nomina dimostra. Confido da sempre nelle persone che lavorano con me e sono certa dell’ottima scelta reciproca operata, poiché la mia azienda necessita di una nuova visione, di una persona scevra da ogni condizionamento, che mi affianchi nell’impostazione strategica. La decisione del nuovo direttore generale di far parte della nostra squadra la rende ancora più forte e conferma, al pari della recente managerializzazione di altre importanti realtà locali e delle note acquisizioni degli ultimi mesi, l’appealing crescente dell’Oltrepò, che deve continuare ad arricchirsi di competenze e talenti, per avere il successo diffuso che merita. Personalmente, quindi, anche in questo modo, desidero dare un ulteriore contributo alla valorizzazione e all’evoluzione della mia azienda nonché del territorio». Con queste parole Ottavia Giorgi di Vistarino annuncia l’arrivo in azienda di Lino Scaravonati, da un mese nuovo direttore generale di Conte Vistarino, fondata nel 1674 e prima produttrice di Metodo Classico in Italia nel 1865 dai Conti Giorgi di Vistarino a Villa Fornace, oggi conta su 826 ettari di proprietà, di cui 102 vitati, incastonati tra irti vigneti e boschi ricchi di biodiversità, con tanto di cantina, azienda agrituristica e una riserva di caccia tra le più importanti del Paese.
Classe 1971, Scaravonati fino a qualche settimana fa faceva parte del “clan” della famiglia Lunelli: dopo la laurea in Economia aziendale alla Bocconi di Milano, infatti, è entrato subito in Ferrari Trento, dove si è occupato di controllo di gestione, investimenti, acquisizioni e contributi europei, per passare poi alla riorganizzazione agricola per Tenute Lunelli e, infine, si è occupato della produzione vitivinicola per Bisol1542. «Dopo 20 anni importanti ed entusiasmanti all’interno nel gruppo Lunelli non ero ancora stanco di voler crescere professionalmente – spiega Scaravonati -. L’ultimo ruolo che ho ricoperto era quello di direttore di produzione di Bisol e, non essendoci altri ruoli disponibili, ho deciso di cogliere un’opportunità che mi permettesse di vedere il mondo del vino a 360 grandi. Avevo voglia di misurarmi in primis con me stesso, ma anche con il ruolo di direzione generale che mi ha offerto Ottavia Giorgi di Vistarino, oggi alla guida dell’azienda. Qui rimarrò anche molto concentrato sull’aspetto vigneto e cantina, dove è nata la mia vera passione per il vino».
L’arrivo di Scaravonati in Conte Vistarino è un elemento chiave della rivoluzione che la cantina sta mettendo in atto: «Dopo la ricostruzione aziendale degli anni 2000 e il seguente consolidamento qualitativo, oggi siamo nella fase della crescita strutturata” – afferma Ottavia Giorgi di Vistarino -. Dal 2009 abbiamo scelto le parcelle migliori del nostro Pinot Nero per creare i Cru Pernice, Bertone e Tavernetto e oggi la gamma è arricchita anche da etichette di Metodo Classico, espressione di micro-terroir e attuale fulcro dell’attività enologica in fieri all’interno della nuova cantina, inaugurata nel 2018. Progetto, quello degli spumanti, che, dopo la creazione dei cru rossi sul modello della Borgogna, per noi è diventato prioritario, guardando alla nostra storia, alla Champagne e ai nuovi consumatori». Ed è qui che si inserisce Scaravonati, forte di tutta l’esperienza maturata con uno dei produttori più blasonati in Italia in termini di bollicine. «Conte Vistarino – afferma il nuovo dg – oggi produce 220mila bottiglie all’anno, 45mila di Metodo Classico e il resto vini fermi. Dobbiamo puntare tutto su bollicine e vini bianchi. È stato fatto un percorso incredibile sui cru di Pinot Nero in rosso anche grazie all’apporto del consulente della Borgogna Antony Colas. La vocazione del Pinot Nero e dei vigneti aziendali non si deve esaurire qui, dobbiamo creare un progetto forte sia sui bianchi, in particolare sul Riesling che in Oltrepò ha trovato la sua terra d’elezione, e sul Metodo Classico». La vocazione di questo territorio per bollicine e Pinot Nero è risaputa da sempre, ma ancora non è riuscita a emergere né a essere riconosciuta dal mercato: «Trentodoc e Oltrepò pavese Docg hanno in comune la storicità nel produrre bollicine – afferma Scaravonati – e il fatto che entrambe le denominazioni valorizzino principalmente un vitigno Internazionale, che a Trento è lo Chardonnay, in Oltrepò il Pinot Nero. Tra le due aree vinicole c’è anche in comune la varietà dei vini realizzati: fermi bianchi, fermi rossi e sparkling. Oggi in Oltrepò vedo un gruppo importante di produttori, che è stato capace di iniziare finalmente a fare sistema, e vedo una fortissima necessità di recupero nella redditività, senza la quale non esistono territori e sistema. Vedo anche con grande favore l’arrivo di importanti nomi del mondo vitivinicolo come Masi, Tommasi e Berlucchi, che hanno deciso di investire in Oltrepò. Quello che spero è che attraverso il confronto, il fare sistema e il superare le divisioni si riesca a portare questo territorio al valore che ha dal punto di vista viticolo, e che oggi non trova un valore corrispondente nella percezione del mercato e nemmeno in termini economici. Auspico inoltre che arrivino anche nuove competenze e che crescano quelle già presenti. Sarà un mio impegno far crescere la squadra di Conte Vistarino, una realtà che non può che impegnarsi per continuare a essere l’azienda di riferimento dell’Oltrepò: c’è un valore storico e una grande volontà di Ottavia di andare in questa direzione».
Tenuta Zisola, il Catarratto e la ricciola
Il manager che in azienda ha trovato un altro trentino, l’enologo Vittorio Merlo, in Conte Vistarino dal 2017, entro fine maggio elaborerà il suo piano strategico che definisce “delle 4 E”: «L’eccellenza, affinché la qualità dei vini di Conte Vistarino si affermi per il Metodo Classico. Economicità, perché è essenziale raggiungere un corretto rapporto di quelli che sono i costi aziendali e il valore che si mette in bottiglia e che il mercato deve riconoscere. Efficacia, al fine di ottimizzare i tempi in vigneto, in cantina e nelle relazioni. Efficienza, intesa chiaramente anche in termini di sostenibilità ambientale. La crescita della tenuta corrisponde al prestigio che Conte Vistarino continua a confermare nel tempo e al valore che questo territorio deve far conoscere. Il piano strategico pluriennale si attuerà in vigneto, in cantina e sui mercati, senza trascurare posizionamento, comunicazione e accoglienza, in accordo con la visione della proprietà».
Prima di questo, però, serve capire l’azienda: «La prima cosa è la comprensione dell’azienda, che è molto grande e complessa perché ha in sé tante attività: c’è il vigneto e tutto il processo di vinificazione, ci sono ettari di seminativo, c’è un’attività agrituristica importante e anche una riserva di caccia tra le più prestigiose d’Italia, dove sono venuti a cacciare anche i reali inglesi. Qui la biodiversità è pazzesca, abbiamo oltre 10mila fagiani, lepri, tassi, daini, caprioli, cinghiali… Insomma, Conte Vistarino è un microcosmo. Il Comune Rocca de Giorgi per il 95% è costituito da Conte Vistarino, è come un feudo di un tempo proiettato nel futuro. Tutto questo è molto stimolante, c’è molto che mi riporta indietro al mio arrivo in Ferrari nel 2004, quando davvero ho avuto la percezione di essere davvero “uno del Ferrari”. Avevo bisogno di tornare a identificarmi in qualcosa con cui sento molta affinità. In Conte Vistarino ho trovato persone che vogliono provare a fare la differenza sul loro territorio, come me».