Il Sylvaner è sicuramente uno dei vitigni più antichi del mondo, ma sicuramente tra i meno conosciuti al grande pubblico. I primi cenni storici di questo vitigno – che gli studi sul Dna hanno rivelato essere un incrocio tra l’uva Traminer e la varietà ” Hunnic ” Österreichisch-Weiß (che significa “bianco austriaca”) – si trovano nel trattato naturalistico Naturalis Historia del I secolo d.C. In Alto Adige, però, è arrivato circa 200 anni fa dall’Austria, e ha trovato la sua terra d’elezione tra le maestose montagne che incorniciano la valle Isarco. Le bacche dalla buccia spessa e resistente apprezzano soprattutto i versanti freschi e soleggiati fra i 500 e i 700 metri di quota, e i terreni detritici, che in questa zona dell’Alto Adige non mancano.

Tra i piccoli produttori di Sylvaner, c’è Thomas Dorfmann, una figura strettamente legato alla storia enologica della Valle d’Isarco. Figlio del primo enologo e direttore della Cantina Valle Isarco, Thomas ha preso il posto del padre all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso e per ben 27 anni ha firmato i gran bei vini della cantina sociale. Dopo questa lunga e impegnativa esperienza, nel 2018 Dorfmann ha scelto di dedicarsi solo alle sue vigne, eredità di famiglia, le cui uve fino a quel momento venivano conferite alla cantina sociale. Sono appena due ettari di vigneto a Velturno, la zona più calda della vallata dato che viene lambita ogni giorno dai venti tiepidi che arrivano da sud, come l’Ora del Garda che qui soffia puntualmente ogni pomeriggio. Le varietà coltivate sono in primis il Sylvaner (per il 40% della superficie coltivata, riconosciuti da tutti come i migliori vigneti di Sylvaner in tutta la valle), il Grüner Veltliner, il Riesling, il Gewürtztraminer e una piccola parcella di Pinot Nero.

La sua è una viticultura che in gergo viene definita “eroica” perché condotta su terrazzamenti di pendenze che variano dal 50 al 70%, e di grandissima qualità. Ogni anno produce 12-13mila bottiglie in tutto, che vengono commercializzate sul territorio altoatesino vendute direttamente in cantina. Una piccola produzione che vede come fiore all’occhiello il Sylvaner, 4mila bottiglie di un vino che difficilmente può lasciare indifferenti: al naso sprigiona sentori di fieno, camomilla, fiori di sambuco, un pizzico di pera, note che si ritrovano anche in bocca dove la partita si gioca sull’equilibrio tra note fruttate e acidità, corpo e straordinaria scorrevolezza. Un vino appagante, di grande classe. L’annata attualmente in commercio è la 2018.

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