L’Aglianico del Vulture a Venosa è una parola d’ordine, come l’espressione: “Ma che vai a fare di fretta?”. Se ti vedono camminare o guidare veloce qui si preoccupano. Ti chiedono: “Hai un problema, hai bisogno d’aiuto?”.  Chiunque abiti a nord del Tevere dovrebbe, forse, trascorrere alle pendici del Vulture almeno una settimana per riprendersi da una vita frenetica. Scoprire proprio qui al Sud un tenore di vita sano, onesto, godurioso. Ma godurioso per davvero. Ospiti di Cantina di Venosa, cooperativa vitivinicola, abbiamo scoperto questo e molto altro.

vigneti cantina di venosa

La terza parola d’ordine è: accoglienza. Si parla tanto di “Mal d’Africa” (espressione giustificatissima), ma si dovrebbe parlare tanto anche di “Mal di Vulture e Mal di Aglianico”. Grazie al territorio, alle persone, al cibo, ai vini. Al caffè, buono! che costa solo 50 centesimi. Ed è più buono di tanti caffè a nord del Tevere.

La Lucania è stata pe decenni una regione di emigranti, ma molti oggi sono tornati con tanta volontà e gli occhi lucidi e orgogliosi della propria terra. Qualcuno ancora emigra certo, eppure qui senti scorrere una certa vitalità più che altrove. L’Aglianico aiuta e aiuta anche la Malavasia, che qui è davvero notevole. La viticoltura è cultura. E cura. Cura del territorio. Venosa è al centro di un paesaggio da easy rider. Ma senza i cattivi. Le colline silenziose, in ogni stagione, sono dipinte dalla Natura. Le viti, gli ulivi, i campi di cereali disegnano un paesaggio unico.

Un paesaggio che ritroviamo anche concentrato nel calice. Per restare all’Aglianico, vocazione principale della Cantina di Venosa, ecco due vini imperdibili: Carato Venusio Aglianico del Vulture DOCG Superiore e Gesualdo da Venosa Aglianico del Vulture DOP.

Il primo è un vino, se volete impegnativo, rotondo, corposo, ma elegante. Un’espressione notevolissima del terroir vulcanico del Vulture. Parliamo di un vino quindi assai longevo, che proviene da vigneti di 50/55 anni, compie una supermaturazione in pianta, e ha svolto un importante affinamento in cantina, fino a 24 mesi in piccole botti di rovere francese e un ulteriore anno in bottiglia. Al naso emergono subito le note di frutta rossa, ma anche sentori dolci e speziati. Al palato è lungo, lungo, avvolgente. Da provare abbinato a un bel primo di carne al ragù, ma non il ragù bolognese, un ragù preparato molto più a sud del Tevere.

cantina di venosa carato venusio

L’Aglianico Gesualdo da Venosa, dedicato al celebre compositore di madrigali, nato a Venosa nel XVI secolo, viene comunque vendemmiato a fine ottobre. Qui, almeno riguardo all’Aglianico, vi sono le vendemmie più tardive d’Italia, ma l’uva gode per tutto l’anno di un vento costante. Durante la potatura invernale vi sono ancora grappoli d’uva che i contadini mangiano per assumere zuccheri durante in lavoro in vigna o le comari li raccoglievano per farne golose marmellate. Gesualdo è un Aglianico più canterino e le sue performance durano davvero a lungo nel tempo. Abbiamo testato “Il Madrigale” 2006 (vecchio nome del vino), il “Gesualdo” 2008 e il 2017. Se il 2006 soffre un po’ il tempo, il 2008 è pura emozione. E il 2017 si difende davvero bene. Infine, questo vino ha anche il pregio di essere di pronta beva. Con che cosa abbinarlo? Con una goduriosa pasta al forno, magari con gli ziti, e di quelle, a vostra scelta, sempre preparate secondo ricetta a sud del Tevere.

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cantina di venosa aglianico

Dove mangiare

A Venosa e dintorni, c’è probabilmente l’imbarazzo della scelta, ma un aspetto è sicuro: si mangia sempre tanto e bene! Almeno noi siamo stati in quattro luoghi indimenticabili.
La Pizzeria Trattoria Il Brigante di Michele Leo, dove la parte del leone non la fa solo la pizza, ma anche il tagliere misto di salumi  formaggi e il fungo porcino.
Nel centro storico di Venosa c’è un ottimo ristorante di giovani che aspirano alla stella Michelin, si chiama Al Baliaggio, come al solito qui abbiamo assaggiato tanti piatti, tra questi segnaliamo una formidabile “Ciambotta lucana (uovo pochè, crumble di pane, melanzane, zucchine, spuma di peperoni, chips di patate e cipolla caramellata).
La terza meta è un luogo incantevole, Borgo Villa Maria, con una altrettanto incantevole ospitalità. Un piatto perfetto con l’Aglianico? Il Brasato di cinghiale all’Aglianico (appunto).
Quarta meta, di nuovo nel centro storico di Venosa, è l’imperdibile BraceRe. Qui da sottolineare assolutamente l’overture del tris di Tartare di podolica con varie frollature, riduzione di peperoni, cipolla caramellata, salsa al basilico e rucola. Può bastare?

Che cosa vedere

Con la mitica guida della signora Maria Minutiello, anche lei figlia di un immigrato, ma tornata in patria da espatriata. Pur avendo trascorso infanzia e adolescenza in Germania e Svizzera ha imparato qui l’arte della lentezza e della conversazione. Ora gestisce il “Centro Guide Basilicata”. Con lei abbiamo visitato più di un tesoro: Il complesso mozzafiato della Chiesa incompiuta e dell’area con i resti delle terme e delle ville romane, la Chiesa della Santissima Trinità e il Castello Aragonese, dove visse anche Carlo Gesualdo,  di fronte al quale si affacciano i portici ottocenteschi che ospitano bar  cocktail bar. Anima della movida di Venosa. E da non perdere è anche la vicina area di Monticchio con i due laghi vulcanici ai piedi del Borgo Villa Maria.