Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.

E. Galeano

E in Italia non c’è comune, territorio, casa o aia che dir si voglia che non abbia una vigna….

Per chi ami il calcio Eduardo Galeano è stato uno dei più grandi “narratonisti” della storia della letteratura calcistica contemporanea. Ha raccontato passioni di intere generazioni in cui gladiatori in calzoncini corti e scarpe con tacchetti hanno saputo regalare emozioni, dispiaceri e vittorie.

Poi c’è anche chi, in questo inizio di XXI secolo, ha voluto osare, portando i calciatori a scendere in un altro tipo di campo, anzi sarebbe meglio dire in vigna. È Fabio Cordella, ex direttore sportivo, che ha lanciato, all’interno dell’omonima Fabio Cordella CantineThe Wine of The Champions”, i vini dei campioni appunto.

Abbiate pazienza, sicuramente meno dei canonici 90’ regolamentari. Qui non ci faremo trasportare da inedite cavalcate sulla fascia, cross magistrali e finalizzazioni calibrate. Ma riporteremo le gesta di una partita fatta di poetiche di sorso che un Brunello, un Amarone, un Negroamaro o un Primitivo sanno regale. Lo spettacolo del gol, infatti, in questo caso si incontra con un’altra grande passione italica: il vino. Quella di Cordella, è stata un’intuizione che è anche narrazione autentica di un valore, quello del savoir faire vitivinicolo italico, che si è fatta progetto.

Una scommessa che per l’ex direttore sportivo ha rappresentato un cambiamento importante di una biografia passata a contatto con il grande circo del calcio per alcuni decenni. Al di là dei sogni, infatti, ci sono anche gli schemi e i moduli ferrei della realtà. Capirlo per tempo e reinventarsi è forse il cambio più efficace ai fini del risultato finale. Cambia la scenografia ma non gli attori. Persone che continuano ad avere sempre la testa sul campo. Nel senso autentico del termine. Come quello di verde smeraldo, lungo 105 e largo 68 metri, in cui passione e sudore per 90’ corrono dietro una palla. Ma c’è anche chi contemporaneamente la testa la mette in un altro campo, quello vitato, in cui filari geometrici aspettano il triplice fischio dell’autunno per estrarne l’essenza liquida della Terra.

E chi l’ha detto che questa simbiotica similitudine non possa esprimersi e tradursi in un’idea imprenditoriale, culturale e al contempo enoica. Arriva il tempo, per tutti, prima o poi, di appendere gli scarpini al chiodo. Chiedetelo a Fabio Cordella. Un regista del grande spettacolo del gol che a seguito di una carriera da dietro alle quinte dell’Olimpo calcistico internazionale, ha deciso di tornare ad abbracciare le proprie origini salentine. Lo ha fatto calcando altri terreni di gioco, fatti di zolle fangose, di inerbimenti, di pigiature e temperature controllate ma anche e soprattutto di marketing e d’idee. Lo ha fatto con Fabio Cordella Cantine, appunto.

Da qui è nata anche l’intuizione arrivata alcuni anni fa. Era all’incirca il 2017. In questo momento nasce The Wine of The Champions. Un format enologico comunicativo che voleva e vuole sposare la grande passione del calcio di Cordella con la spinta di brand ambassador di un dream team eterogeneo.

Un’idea geniale messa a segno in zona Cesarini.

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La formazione scelta come testimonial di questa intuizione commercial-comunicativa è di quelle che “tremar il mondo fa” (il riferimento me lo si permetta è un claim che da oltre mezzo secolo identifica la squadra del cuore del sottoscritto). Stiamo parlando di personaggi del calibro di Gialuigi Buffon prima, poi Ronaldinho, John Terry, Diego Lugano, Marcio Amoroso, Roberto Carlos. Non mancano top player alla Mascherano, Amauri, Jankulowski, Materazzi, arrivando fino a scomodare Frey, Ochoa, Chevanton, Barbas, Zamorano, Candela, Cafu, Sneijder, Julio Cesar, Kuranyi. Campioni che hanno voluto metterci la faccia in quelle bottiglie di nettare degli dei. Insomma stiamo parlando di una bella rappresentativa del gotha calcistico di questi ultimi anni.

Sono personalità che poco hanno a che fare con la poetica del cantautore di Correggio che a differenza di una vita da mediano, “Da uno che si brucia presto, perché quando hai dato troppo, devi andare e fare posto”, hanno invece intenzione di continuare a far pesare il proprio curriculum. E lo fanno con un direttore enoico, in una squadra di campioni, che sa portarsi a casa il risultato.

Ed ecco “The wine of the champions”. Nomi, storie, volti ma soprattutto campioni di quel rettangolo magico a cui sono state dedicate personalizzazioni in calice che rappresentano il made in Italy enoico nel mondo. Ecco così che l’effige di un pallone d’oro (correva l’anno 2005) del calibro del brasiliano Ronaldinho la si trova in abbraccio a una interpretazione di Barolo, a un Amarone, a un Chianti e a un Negroamaro. Testimonianza della versatilità e della giocoleria calcistica di un campione immortale che si fa sorso. Per non parlare dell’imperiosità difensiva e della classe agonistica di Wesley Sneijder, olandese del Triplete interista nel 2009-10, concretizzata in una sontuosa interpretazione di sua maestà il Brunello di Montalcino. Sempre in tema di colossi della linea difensiva interista non poteva certo mancare Roberto Carlos, uno dei migliori terzini di tutti i tempi, che per Cordella non può che essere volto iconico di un 100% Nero d’Avola. Nella formazione ideale della squadra costruita dall’ex diesse c’è anche Ivan Zamorano. “El terible” cileno nerazzurro, compagno di spogliatoio di un certo Ronaldo, che non può che essere rappresentato dal “Gran capitan Rosso di Montalcino”. Sulla linea d’attacco, beh ecco un testimonial, salentino doc come lo stesso ideatore del progetto, chiamato Fabrizio Miccoli. Punta di diamante dei rosa nero di Palermo non poteva che interpretare i sorsi potenti di un Primitivo di Manduria. Sulla fascia sinistra si staglia il giallorosso, figlio della Lupa, Vincent Candela. Grazie all’interpretazione nel Verdeca Bianco Igp, l’ex campione romanista continua, oggi, a fluidificare con eleganza tra scatti e calci piazzati… che in sorso spiazzano. E che dire di una delle bandiere dell’altra squadra milanese, Marek Jankulowski, che grazie alle sue scorribande sulla fascia sinistra ha regalato cross a non finire per i compagni. Temibile gregario di classe che come in un perfetto gioco di squadra, in questo progetto enoico-sportivo, non poteva che rappresentarsi in un tagliente Rosso Salento di Merlot e Malvasia. Infine Materazzi, proprio quello della testata ricevuta da Zidane ai Mondiali del 2006, che come un ariete ha sempre gestito con grinta ed esuberanza il reparto difensivo. Un bastione sul campo di gioco che non poteva che trovare giusta rappresentazione enoica in uno Chardonnay barricato per un Salento Igp.

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Quello di “The wine of the champions” è così un modo azzeccato di unire, come detto, due passioni che trasversalmente abbracciano tutti coloro che amano il bello, il buono e soprattutto il calcio!

Infine, scomodando ancora il “narratonista” uruguaiano, “Il calcio è specchio della società” in cui “si riflettono virtù e difetti”… E quindi non ci rimane, solo, che stare attenti al tackle del tappo … Galeano docet!