Le cose in comune tra donne, calcio e vino
Silvia Fuselli, classe 1981 ex attaccante della Nazionale, tolti gli scarpini, ritorna alla sua terra d’origine ed al suo primo amore. Infatti, quando, ancora piccola, le chiedevano cosa volesse fare da grande lei rispondeva che il suo sogno era di diventare contadina e calciatrice. Due grandi sogni, forse un po’ in antitesi tra di loro, che con tenacia, però, è riuscita a realizzare entrambi. «Da piccola giocavo a pallone con i compagni di classe – racconta Silvia – ero l’unica bambina. Mia cugina Gessica Frollani, anche lei produttrice di vino, mi ha sempre accompagnata e incoraggiata in tutto il mio percorso.» Poi, come succede in tutte le storie, un allenatore la notò e iniziò la sua carriera sportiva. Cinque scudetti vinti, 53 presenze con la maglia della Nazionale e tante soddisfazioni in un momento in cui il calcio femminile non era ancora uno sport professionistico. Gli anni delle giovanili gioca nell’Ulivetese 1984 e nel 1996 esordisce in campionati di Serie B con la stessa squadra. Nel 2009 partecipa per la prima volta alla UEFA Women’s Champions League. La sua carriera è ricca di successi, con le maglie della Torres del ASGM Verona e del Brescia vince 5 scudetti, 2 coppe Italia e 6 supercoppe italiane.
Nel 2019 si ritira dal calcio giocato e, insieme alla sorella Stefania, decidono di dar vita a una piccola produzione di vini “Le Vigne di Silvia” all’interno dell’azienda agricola dei genitori.
Il richiamo della terra che ha riportato a casa Silvia
La famiglia di Silvia fa parte dei “marchigiani a Bolgheri”. Infatti, nonno Silvio da Recanati arriva a Bolgheri negli anni Cinquanta e dà vita a un’azienda agricola su alcuni terreni che aveva acquistato dal marchese Incisa della Rocchetta. Una produzione agricola che il figlio, Carlo Fuselli, consolidò nel corso degli anni e che prosegue ancora oggi coltivando ortaggi e soprattutto basilico per la produzione del pesto. «Nel 2014, in ricordo della passione di nonno Silvio per il vino, mio padre ha deciso di piantare i primi vigneti di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, nel podere di famiglia in località Sant’Uberto, pochi anni dopo è stato impiantato anche un vigneto di Vermentino – racconta Silvia –. Adesso, come in un perfetto passaggio di testimone, saremo io e mia sorella Stefania a rinnovare la tradizione di una famiglia che affonda le proprie radici nell’amore per la terra. Sono cresciuta con l’esempio di mio nonno e di mio padre, dai quali ho appreso semplicemente che l’agricoltura è vita e che la ricchezza più grande è nella cultura dell’essenziale. Con grande determinazione sono riuscita a realizzarli entrambi e dopo più di 25 anni sui campi da calcio nazionali e internazionali mi inserisco in questo nuovo mondo con la passione e la motivazione che mi appartengono, perché far uscire i sogni dai cassetti rappresenta il miglior modo per essere liberi».
Cima di rana pescatrice alla Wellington
In questa avventura è affiancata dalla sorella Stefania, il tecnico della famiglia, agronoma e sommelier, tornata a Bolgheri dopo aver gestito a New York delle attività di ristorazione bio e green. La loro forte unione nasce dall’essere profondamente diverse ma, nello stesso tempo, accumunate dalla passione e dalla volontà di produrre un vino che le rispecchi.
Sei gli ettari di vigneto, in regime biologico, curati e coccolati in ogni momento dell’anno, seguendo le fasi della vite e della terra. Da qui i vini di Silvia prendono forma attraverso quell’attenzione ai dettagli che permette di ottenere un’uva di qualità nel rispetto dell’equilibrio tra vigna e ambiente che la circonda. «Silvia pretende che la legatura delle viti venga fatta col salice», svela quasi sottovoce il padre Carlo, che fin dall’inizio ha sostenuto le figlie in quest’avventura.
“Non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere”, diceva Nelson Mandela. E Silvia sembra far sua questa frase: «Il calcio e il vino sono mondi molto diversi, ma accumunati dalla passione e in questa nuova fase della mia vita ho portato l’approccio che avevo come sportiva: non si lavora solo per il risultato, ma soprattutto per migliorarsi. I risultati sono poi una conseguenza. Nel vino, come in un campionato di calcio, ogni anno si ricomincia e lo si affronta non sapendo come andrà.»
Silvia dietro le quinte
Oltre a produrre vini Silvia è una ragazza verace e sempre con il sorriso sulle labbra, tenace e meticolosa, una caratteristica che le viene dalla lunga carriera sui campi di calcio, dove la costanza è fondamentale. Ora questa “rigida” disciplina la applica al lavoro in vigna. Per rilassarsi le piace aprire una buona bottiglia con gli amici.
Torna la Milano Wine Week
«Il mondo del vino è talmente vasto che non ci sono vini che amo stappare più di altri, alcune volte mi faccio semplicemente guidare dalla curiosità, altre dalla volontà di studiare e approfondire. In ogni caso sempre in compagnia, perché amo la condivisione e il confronto. Posso dire che ho una predilezione per i bianchi con complessità e per i rossi con freschezza ed eleganza, ma alla fine sono sempre molto attratta dalle storie e dalle filosofie produttive – racconta Silvia – perché anche da queste nasce la grande variabilità del mondo del vino». Non c’è vino senza cibo, come se la cava l’ex attaccante tra i fornelli? «Amo cucinare, sono cresciuta in una famiglia in cui si fa da sempre molta attenzione a tutto ciò che si porta in tavola ogni giorno della settimana. Mia madre è una cuoca bravissima e spesso cuciniamo insieme concentrandoci sui piatti tradizionali che a casa nostra raccontano e parlano di regioni diverse: il suo Abruzzo, le Marche di nostro padre e la Toscana, dove siamo nate e cresciute io e mia sorella Stefania. Di conseguenza anche la scelta dei vini varia molto e mi piace abbinarli anche ai lievitati.»
Giochessa, Artemio e Itinerante
Tre vini ognuno con una propria identità e storia, i nomi così come le etichette, non sono scelti a caso. Dietro ad ognuno c’è uno studio: Giochessa, DOC Bolgheri Vermentino, richiama la carriera calcistica di Silvia: infatti, è un termine utilizzato per descrivere uno scherzo ma in Toscana viene usato anche per identificare un dribbling o una finta particolarmente estrosa sui campi da calcio. Artemio, DOC Bolgheri Rosso, un blend di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, è il secondo nome di Carlo Fuselli, il padre di Silvia, motore dell’azienda e profondo conoscitore del territorio bolgherese. Itinerante, IGT Toscana Cabernet Franc, rappresenta l’essenza della famiglia Fuselli, le origini e la crescita. Un costante movimento nell’espressione di libertà e passioni senza perdere mai il contatto con il loro centro e sostegno rappresentato dalla famiglia proprio come gli acini in un grappolo.
Il prossimo traguardo per Silvia sarà quello di aprire all’ospitalità per far conoscere la sua terra e il fascino indiscusso di Bolgheri a tutti gli appassionati di vino e non solo.