Tutti pazzi per il gin
Grande festa oggi non solo per gli appassionati di calcio che saranno incollati alla televisione per la finale di Champions League, ma anche per i gin lover, perché oggi si celebra il distillato forse più amato e consumato nel mondo occidentale, in primis Gran Bretagna e Spagna, ma anche in Italia il suo spirito continua a sedurre sempre più persone. Basta guardarsi in giro: sono sempre di più i bar e pub che offrono ampia scelta di gin, talvolta anche eccezionale, come il caso de Il Vice di Curno, in provincia di Bergamo, dove gli appassionati possono trovare una selezione di ben 449 gin da tutto il mondo, comprese limited edition ricercatissime e prodotti curiosi come Indlovu, il premium gin ricavato da sterco di elefante, particolarmente aromatico perché ricco di fiori e frutti digeriti soltanto per un terzo.
Una festa, il World Gin Day, anche a livello di numeri visto che, secondo le stime, il fatturato globale del mercato del gin nel 2023 arriverà a sfiorare i 15 miliardi di dollari, una crescita che coinvolge anche l’Italia con un fatturato stimato in quasi 80 milioni di dollari nel 2023 e un volume totale di quasi 4 milioni di litri consumati. I numeri riportati da Statista Market Insights parlano di un mercato globale del Gin che nel 2022 ha fatturato 13,4 miliardi di dollari. Un dato in leggero aumento rispetto ai 13,02 miliardi del 2021 ma destinato a esplodere nel 2023. Secondo le stime, infatti, l’anno si chiuderà con un fatturato di 14,87 miliardi di dollari superando i 14,07 miliardi del 2019 e ritrovando le soddisfazioni degli anni pre-pandemici. Se poi si guarda a lungo termine la proiezione porta a un 2027 con un fatturato di 19,95 miliardi di dollari e un tasso annuale di crescita del +7,71%. Come conseguenza aumenta anche il volume di Gin consumato, 783,22 milioni di litri nel 2022 con le stime che prevedono 816,4 milioni di litri nel 2023 fino ad arrivare ai 969,78 milioni nel 2027.
Ma il gin, con la sua storia millenaria che parte da Salerno, è anche un fenomeno virale sui social: più di 11 milioni di post su Instagram e 2,3 miliardi di visualizzazioni su TikTok.
Cena stellata in telecabina
Un po’ di storia
Per trovare le prime tracce di questo spirit, ora amato in tutto il mondo, bisogna risalire a oltre mille anni fa quando i sapienti monaci benedettini della Scuola Medica Salernitana iniziarono ad usare, a scopo curativo, l’alcol distillato insieme al ginepro. Per avvicinarsi ancora di più alla bevanda attuale bisogna aspettare la metà del 1600 con gli olandesi e il loro Jenever per poi finire in Inghilterra dove il gin si diffuse definitivamente.
Un altro momento di svolta, però, arriva nel 1800 quando un tale Erasmus Bond ebbe la geniale idea di unire gin e acqua tonica dando così vita al mitico Gin Tonic. Apprezzato dalla regina Elisabetta II, da Winston Churchill, da Madonna e da molti altri viè, la cultura del gin tocca anche il mondo della letteratura, del cinema e della musica. Dal Vesper Martini così amato da un altro Bond (James), che pure i barman si ostinano a ricordare per via delle sue tre parti di vodka, dimenticando le sue cinque parti di ottimo gin, al Gin Rickey omaggiato ne “Il grande Gatsby“. “Give me gin and tonic” dicevano gli Oasis in Supersonic, il loro singolo di debutto datato 1994. Vent’anni prima, invece, i Kiss lo preferivano liscio e cantavano “it’s cold gin time again”.
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Al di là dei dati di consumo e vendita, un po’ confusi, il comune denominatore, da un decennio e forse più a questa parte, è sempre il segno +. La passione per il gin, insomma non si arresta. Neppure con il trend in atto della miscelazione low alcol, perché il Gin Tonic è di fatto un drink molto allungato dalla tonica. Ed è apprezzabile in ogni stagione dal tramonto a notte fonda. I più duri e le donne più dure sostengono anche “che slava”, cioè diluisce.
Se il Regno Unito si conferma il primo Paese per fatturato, l’Italia diventa sempre più protagonista sul mercato. Secondo i recenti dati di Statista, per l’Italia il trend di crescita annuale tra 2023 e 2027 è addirittura del +8,7% e un fatturato stimato in quasi 80 milioni di dollari nel 2023 per un volume totale di quasi 4 milioni di litri consumati. Una crescita nella quale Anthology(mavolo.it/it/esclusive), lo spin off di Mavolo Beverages, azienda specializzata nella distribuzione di bevande, liquori e spirits ha un ruolo d’eccezione. Nel primo quadrimestre dell’anno i quantitativi di vendita di Gin in esclusiva sono cresciuti a doppia cifra, mentre la domanda della categoria gin generale continua a crescere sensibilmente. Un altro motivo di soddisfazione arriva da un portfolio in continua espansione con 9 nuovi brand e 17 nuove referenze aggiunte in questi mesi. «Una crescita travolgente che ci coinvolge anche grazie alle proposte innovative, ricche e originali del nostro catalogo. L’ottimo lavoro fatto in questi anni ci ha permesso di diventare sempre più protagonisti grazie alle nostre offerte che puntano sulla qualità e offrono esperienze esclusive da tutto il mondo – spiega Alberto Birollo, Drinksetter di Anthology by Mavolo –. Il Gin è sempre più prodotto a partire dalla cultura, dalla natura e dalla storia del territorio, in Svizzera come in Thailandia, in Spagna o nel salernitano. Si tratta di una tendenza che diventa evoluzione e ampliamento dei consumi. Una linea di sviluppo che richiede da parte delle aziende di distribuzione capacità strategiche di esplorare, selezionare, condividere».
Se la Gran Bretagna resta l’indiscussa patria del Gin, in molti Paesi si producono distillati notevolissimi, inclusa l’Italia, dove negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a un’esplosione di gin apprezzabilissimi praticamente in ogni regione. Parliamo di una crescita accompagnata dalla creatività, sempre più importante della nostra miscelazione. Tanti sono i Pinturicchio e i Tintoretto dietro ai banconi delle nostre città. Inoltre, cosa poco compresa e comprensibile fino a poco fa, gin, amari, vermouth si sono appropriati da noi del concetto di territorialità, prima riservato nel beverage al vino. La “Enciclopedia del Gin”, insomma andrebbe sempre aggiornata.
«Il trend positivo del gin artigianale continua nel nostro Paese – spiega Parla Davide Monorchio, responsabile distillati di Pellegrini Spa -, sostenuto dai consumi nell’ambito del bere miscelato, dove il Gin Tonic e il classicissimo Negroni sono tra i drink preferiti dei consumatori, insieme a tutto un mondo di cocktail “signature” realizzati base gin dalla fantasia inesauribile delle barlady e dei bartender italiani. Koval (USA), Miclò (Francia) e Gilpin’s (Regno Unito) sono i tre marchi che Pellegrini distribuisce attualmente sul mercato Horeca italiano, al quale si aggiungeranno presto altri progetti. Nostro desiderio, infatti, è quello di compiere scelte qualitative importanti, non legate semplicemente al trend del momento ma che siano assolutamente vincenti nel lungo periodo».
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Marco Vicentini, direttore vendite Meregalli Spirits, aggiunge: «Il mercato dei gin è sano e sarà in crescita sicuramente nei prossimi 3 anni. Stiamo assistendo a una contrazione delle referenze di gin presenti nella bottigliera di un locale. C’è sempre un’ ampia gamma di scelta, ma si riduce l’offerta. Assisteremo nei prossimi anni alla scomparsa di molti progetti “fatti in casa” localizzati che non riusciranno ad avere una visibilità nazionale. Rimangano i gin da lavoro e i grandi brand. Poi serve qualcosa di veramente particolare che attrae la curiosità del bevitore. Noi lo abbiamo visto con il successo di Scapegrace Black, un gin naturalmente nero che miscelato con la tonica diventa viola. Stiamo riscontrando un successo e un’attenzione particolare per i gin biologici. Quest’anno abbiamo inserito Anae, gin bio francese di proprietà della Maison Bollinger. Continuiamo a vedere potenziale e strategica la categorie dei gin agrumati. Presentiamo per l’estate il nuovo Blood Moon di Scapegrace e nel corso dell’anno uscirà anche una versione agrumata del nostro storico partner Poli».
10 gin da provare
Un assaggio dopo l’altro di Gin è come compiere un viaggio intorno a gran parte del mondo. Magari sulle tracce di Ernest Hemingway, che di cocktail se ne intendeva. Ecco qui qualche suggerimento. Sognando un Gin Tonic sulla cima del Kilimangiaro.
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Tra le novità più curiose, che riflettono una tendenza mondiale a regionalizzare la produzione dei Gin, caratterizzandoli con ingredienti botanici locali, ci sono Deux Frères, il gin svizzero che cambia colore quando mescolato con l’acqua tonica, Solaro, realizzato nell’isola di Capri e venduto in una bottiglia di ceramica dipinta a mano e Amuerte, con foglie di coca del Perù, creato da due visionari cugini belgi. Tanti, dunque, i motivi per festeggiare questa giornata mondiale, una tradizione inventata nel 2009 dal blogger Neil Houston che cade nel secondo sabato di giugno.
Anaë Gin de France
Tanto per provocare un po’ gli inglesi cominciamo con un gin biologico francese. Che rivendica botaniche tutte galliche. È una scoperta interessante e divertente. Con evidenti note agrumate e speziate. Non mal da provare anche in un long drink, con al posto di una tonica (altra provocazione), una spremuta di arancia rossa.
Antidote London Dry Gin
E la provocazione continua con un gin prodotto in Alsazia dalla famiglia Helfrich. Quindi ancora Made in France e prodotto da una blasonata azienda di vignaioli. E anche esso è costituisce una bella sfida per i bartender. Da provare in un Martini cocktail con una aggiunta di salamoia. Abbinamento? Un uomo, una donna o quel che più preferite. Basta che regga una brillante conversazione.
Emporia Gin
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Questo distillato di Caffo, il produttore di Amaro del Capo, presenta sulla etichetta una nave fenicia. Allora certo non si produceva il gin, ma il ginepro circolava eccome sulle rotte commerciali del Mediterraneo. Emporia Gin con i suoi aromi e sapori evoca suo modo un’antica storia. E suggerisce un Phoenician Negroni niente male con Emporia Gin, Vecchio Amaro del Capo Red Hot Edition, Red Bitter Caffo e 2,5 cl. di un Vermouth a piacere.
Ginarte Pomegranate
Al celebre dry gin toscano, il marchio ha aggiunto oltre le 13 consuete botaniche, che ne danno un carattere deciso, il melograno. E quindi ha anche modificato la veste della sua bottiglia, con una pennellata rossa non solo sul vetro ma anche al palato. E anche questa botanica, come tutte quelle impiegate nel gin, ha una relazione con il mondo della pittura, poiché dalla corteccia del melograno si ricavava un pigmento giallo ocra mentre dal frutto se ne ricavava il colore per dipingere e, per tingere i tessuti in cotone.
Perfetto per un classico Gin Tonic.
Ginepraio Organic Mediterranean Dry
Anche con questo nuovo dry gin restiamo in Toscana e segnaliamo la recente aggiunta di un distillato ai due ormai noti della maison. La produzione è sempre rigorosamente biologica e si avvale della collaborazione di Benedetta Tecchio e Claudio Gaiaschi di Podere Santa Bianca, che producono oli essenziali puru e naturali. In pratica si è realizzato un incontro che richiama antiche pratiche di distillazione, un incrocio tra il mondo dei profumi e quello dei superalcolici. Quale cocktail dunque? Da provare con un Bee’s Knees che contiene un tocco di miele. Ed è perfetto per come aperitivo prima della seconda colazione.
Koval Dry Gin
Sardegna, una bottiglia per ogni neonato
E dalla Toscana voliamo nientemeno che a Chicago, dove si produce questo gin (distribuito da Pellegrini S.p.A), che rievoca gli spirits dei boschi. E delle foreste. L’azienda famosa per la produzione di Bourbon e Rye Whiskey si è lancia quest’altro originalissimo prodotto, con importante bouquet che richiama oltre al ginepro fiori di campo, come quelli che possiamo ritrovare nelle amene radure naturali e le spezie boschive. Insomma siamo proiettati proprio nel Nuovo Mondo. Da provare in un cocktail beverino come il Dry Gin Gimlet.
N.3 London Dry Gin
Per celebrare la Giornata Mondiale del Gin non poteva non mancare lo spirito internazionale del distillato distribuito da Pallini. N.3 è uno spirito buono imprigionato in una preziosa bottiglia, frutto del più sapiente know-how della distillazione britannica. Poche botaniche ben calibrate, (provenienti un po’ da tutto il mondo, incluso il ginepro italiano) e un destino segnato fin dalle sue origini: un eccellente Martini Cocktail, che più dry e sexy di così non si può.
Nordés Gin
Un altro gin e un altro angolo del Pianeta Terra, la Galizia. Siamo a Nord della Spagna e affacciati sull’Oceano Atlantico. Questo distillato richiama pertanto tante suggestioni, la brezza marina, profumi, cibo. La sua base alcolica è rappresentata da un distillato di vino locale chiamato Albariño. Il design della bottiglia è ispirato alle ceramiche tradizionali di Sargadelos ed è lavorata a mano sempre in Galizia. Può stare benissimo in un cocktail French75.
Portobello Road London Dry Gin
La Champagne prepara la prossima vendemmia
Questo gin vale anche una gita nella celebre stada londinese, al numero 171, dove si trovano oggi oltre alla distilleria, il bar Portobello Star, il Ginstitute, un ristorante e un Hotel. Tanta roba insomma. Quasi una mecca del gin, dove trovare anche molte edizioni speciali. Anche Carlo Cracco partecipò a una di esse nel 2016 con la Local Heroes 02, presentata in occasione del Gin Day a Milano. Chi scrive lo ha molto apprezzato anche nel Cucielo Negroni, signature cocktail di OnestiGroup The District of Beverage.
Sabatini Gin
Ma eccoci di nuovo in Toscana, uno dei territori più vocati per la creazione del Gin. Questa regione si sta imponendo come la seconda patria del distillato dopo la Gran Bretagna. Con Sabatini siamo in quel di Cortona, dove si respirano tanta storia e tanta campagna. E tanta collina. Sono luoghi da percorrere lentamente, con qualsiasi mezzo, ma lentamente. Sono luoghi in cui immergrsi con tutti e cinque i sensi. E nel bicchiere ritroviamo una straordinaria biodiversità. In un cocktail suggerito dal bartender Mattia Lotti, ritroviamo tutto ciò. E anche il miele, qui alla salvia. Il Beetini’s Knees, rivisitazione in chiave estiva di un grande classico dell’era del proibizionismo con lavanda, limone ed essenza di salvia.
Ma non c’è Gin senza tonica. Ecco una guida infallibile, qui.