Il vino come 2500 anni fa, un esperimento unico al mondo 

A volte innovare vuol dire tornare indietro partendo dalle origini di un mito. Nell’isola di Chio nel mar Egeo veniva prodotto un vino unico definito il “vino degli dei”. Un nettare d’uve, dal gusto talmente particolare che, come testimonia Plinio, anche Giulio Cesare lo voleva nei suoi banchetti. Questo vino custodiva un segreto celato nel fondo marino che lo rendeva aromatico e durevole: la presenza del sale derivante dalla pratica dell’immersione dell’uva nel mare chiusa in ceste.

Tutto parte dal professor Attilio Scienza e dal suo interesse a scoprire cosa avesse di particolare il vino di Chio, e dalla ricerca di produttori per iniziare una sperimentazione. L’incontro con Antonio Arrighi, visionario produttore elbano, e l’esperimento enologico che ne è scaturito, potremmo dire, che è stata una naturale conseguenza sulla scia della sua grande passione per la vinificazione.

Coincidenze fortuite e fortunate 

L’azienda e l’uso delle anfore che Antonio Arrighi ha portato avanti dal 2010 rappresentavano le caratteristiche ottimali per avviare la sperimentazione. L’Ansonica, vitigno a bacca bianca tipico dell’Elba, è un probabile incrocio di due antiche uve dell’Egeo orientale, il Rhoditis ed il Sideritis, che, come è stato riscontrato dall’Università di Milano, presenta analogie genetiche con il vitigno utilizzato anticamente sull’Isola di Chio. L’Ansonica dell’Elba è caratterizzata da una buccia molto resistente ed una polpa croccante che permette una lunga permanenza in mare. Inoltre, l’appassimento dell’uva al sole è una pratica molto usata sull’isola per la lavorazione dell’Aleatico e della stessa Ansonica. E infine, la presenza del mare, l’Elba è un’isola come Chio.

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Nesos, il vino marino

Nesos è un vino che viene da un lontano passato, la produzione viene fatta come circa 2.500 anni fa. I grappoli di Ansonica vengono raccolti a mano, messi in 10 piccole nasse di vimini, immersi nel mare per 5 giorni tra i 7 e i 10 metri di profondità. Il contatto diretto dell’uva con il mare e le sue correnti per qualche giorno ha lo scopo di togliere la pruina della buccia dell’uva senza danneggiare l’acino, accelerando così il successivo appassimento al sole e preservando l’aroma del vitigno. Successivamente i grappoli vengono lasciati appassire al sole. Dopo la fermentazione, il mosto riposa in anfore in terracotta per 6 mesi, fino a primavera, a contatto con le bucce dopo la separazione dei raspi, senza aggiunta di lieviti selezionati, solfiti e senza alcuna stabilizzazione. Le anfore in terracotta sono create appositamente in Toscana, ad Impruneta. Il sale marino, durante i giorni di immersione, penetra per “osmosi” anche all’interno, senza danneggiare l’acino. La presenza di sale nell’uva, con effetto antiossidante e disinfettante, permette di evitare i solfiti, arrivando a produrre, dopo un anno di affinamento in bottiglia, Nesos, il vino marino, un vino estremamente naturale, molto simile a quello prodotto in passato sull’Isola di Chio.

Nesos 2021, il vino marino si presenta nel calice con un color giallo dorato leggermente velato, quasi opalescente, molto consistente quasi viscoso. Al naso si sprigionano intense note iodate, salmastre, salamoia, alghe, ostrica, frutta tropicale: mango, passion fruit, mandorla, camomilla, cera d’api, ramerino, macchia mediterranea. Un vino che, ad occhi chiusi, ricorda le onde che si infrangono sugli scogli. Il sorso è inaspettatamente molto sapido e con una buona freschezza, fruttato, leggermente tannico, persistenza aromatica intensa e con una chiusura ammandorlata. Nesos esce sul mercato con una produzione limitatissima di 240 bottiglie numerate.

Nesos, un prodotto nato da un esperimento enologico, realizzato dall’Azienda Agricola Arrighi, in collaborazione con il Professor Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura dell’Università degli Studi di Milano e Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Pisa, esce sul mercato con una produzione limitatissima di 240 bottiglie numerate. La prima vendemmia è del 2018 da allora, prove su prove, per arrivare a questa ultima versione. Un lavoro non facile, tanta materia prima “buttata”, ogni passaggio viene fatto a mano e questo giustifica anche il prezzo importante, circa 200 euro.

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Azienda Arrighi

Immersa nella luce tra cielo e marela vigna dell’Azienda Arrighi si trova a Porto Azzurro all’isola d’Elba e si estende per 22 ettari di cui 8 coltivati a vigna, completamente all’interno del Parco dell’Arcipelago Toscano che fa parte della Riserva della Biosfera MAB UNESCO “Isole di Toscana”. Una vigna con vista, un anfiteatro naturale, luogo ideale per assecondare l’opera della natura in cui Antonio Arrighi, viticoltore dal 1970 porta avanti l’azienda di famiglia, ormai alla quinta generazione, applicando tecniche di vinificazione particolari, come l’utilizzo di anfore.