I Magnifici 16 delle Marche, 4 DOCG e 12 DOC, riuniti nell’Istituto Marchigiano Tutela Vini, costituiscono insieme una delle realtà vitivinicole più attrattive d’Italia dal Rosso Conero al Verdicchio dei Castelli di Jesi. Essa include denominazioni di vini rossi e bianchi notevolissimi. E tra questi ultimi spicca certamente il Verdicchio dei Castelli di Jesi (ma non va scordato anche il Verdicchio di Matelica). Secondo studi recenti sembra che il Verdicchio sia stato piantato nelle Marche fin dall’Alto Medioevo, intorno all’anno Mille. Ma oggi quella del Verdicchio è tutta un’altra storia. Con buone notizie. Perché se a lungo è stato percepito come un vino “povero”, anche a causa della diffusione della bottiglia a foggia di anfora e della mescita alla spina, negli ultimi tre decenni la sua reputazione è cresciuta, grazie a una manciata di viticoltori. Vignerons che sono stati in grado di rilanciare il vitigno e avviare in tutta la denominazione un processo virtuoso.

Riguardo ai Castelli di Jesi contiamo due DOCG (la Riserva e il sottozona Classico). I cosiddetti Castelli, in realtà sono 25 borghi di origini medioevali con qualche fortificazione ancora in piedi, distribuiti in un territorio collinare non lontano dal Mar Adriatico. Il Verdicchio viene vinificato anche con Metodo Classico con risultati apprezzabili, ma è la versione ferma che negli ultimi due decenni si è imposta in molti mercati esteri con successo. E in Italia questo vino può essere il trampolino di lancio per l’enoturismo nella Regione. Le Marche, infatti, ospitano oltre alle cantine, alcuni tra i più rinomati ristoranti della Penisola e vantano un patrimonio artistico e monumentale notevolissimo. Il marchigiano più celebre al mondo, Giacomo Leopardi, non solo era un stimatore del buon vino, ma per primo, forse, espresse il bisogno di far conoscere il vino delle Marche al di fuori della regione. E la sua famiglia proprietaria di vigneti, certo aveva non pochi interessi in questa direzione.



Una carrellata di assaggi

In occasione della manifestazione I Magnifici 16 che si è tenuta nelle Marche tra visite in cantina e una parata di vini presso Villa Koch nel comune di Recanati, abbiamo degustato qualche decina di bottiglie di Castelli di Jesi Verdicchio. Ecco qui di seguito una selezione.

L’azienda fondata da Gioacchino Garofoli nel 1901 è tra le più rinomate delle Marche. Naturalmente sono tante le etichette prodotte, ma intanto segnaliamo questo splendido Podium, Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore.

podium gioacchino garofoli



La cantina di Col di Corte è al contrario tra le più giovani (fondata nel 2012), ma anche tra le più dinamiche, a conduzione biologica. Su ogni etichetta tramite dei piccoli simboli riporta l’andamento dell’annata stagione per stagione. Ecco allora un suo vino davvero notevole, Vigneto di Tobia Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore. È ottenuto dalla singola parcella di un vigneto con piante di 45 anni.

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vigneto di tobia col di corte



Casalfarneto è tra le aziende più estese per ettari coltivati a Verdicchio (28). E anche tra le più belle da visitare innanzitutto per la struttura (Casale Rita) che offre un panorama mozzafiato.  Quale vino provare? C’è l’imbarazzo della scelta, ma certamente il Crisio, Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG  Classico è un must.

crisio casalfarneto



Pur la cantina Broccanera punta molto sulla ospitalità e il paesaggio che la circonda, oltre che, ovviamente, sulla qualità dei suoi vini.  Vedi il Progetto Bed and Wine, Sogno di Vino, un villaggio con bungalow a forma di botti giganti. E produce persino un buon distillato a base di Verdicchio, Gin Leo, sul quale ci sarebbe anche una lunga storia da raccontare. Ma ci torneremo in altra occasione. Per tonare ai vini ecco allora Zirro, Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG. Frutto di due vendemmie separate, che compie una lunga maceazione in acciaio (30/36) e dopo l’aggiunta di un 5% di vini base spumante fa un ulteriore affinamento di un anno in bottiglia.

zirro broccanera



Nei nostri appunti troviamo la parola “straordinario”, rifeita alla degustazione del Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC La Posta, della azienda Casaleta di Castiglioni di Arcevia (AN). Un vino che è una carezza di sentori al naso e in bocca. Esso nasce da una selezione di uve da un vigneto di oltre 70 anni. Non c’è molto da aggiungere. La bottiglia va stappata.

la posta casaleta di castiglioni



Azienda molto grande e onerosa quella di Piersanti, che comprende oltre a 40 ettari propri, la gestione di 250 ettari di vari conferitori.  Ma non perché abbia la mentalità del monopolista. Anzi il titolare si è preso sulle spalle una vecchia cooperativa. La produzione è intensa, ma anche assai complicata. Pertanto si punta sul migliore rapporto qualità prezzo. Come con il Terre di Sampaolo Ottavio Piersanti, un Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC, che quando va in scena fa sempre la sua bella figura, annata dopo annata. Il vino è ottenuto da un blend di uve di diversi territori e affina in gran parte in acciaio e per una piccola parte in barriques.

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terre di sampaolo ottavio piersanti


Quasi a chiudere la nostra rassegna ecco il Sabbionare Castelli di Jesi Classico Superiore, piacevolissimo ed espressione tipica del territorio. Tra l’altro questo vino è la rappresentazione della longevità del Verdicchio. Un vino che non teme il trascorrere del tempo. Anzi. Si consiglia una degustazione verticale in cantina.

sabbionare castelli di jesi



Da visitare assolutamente tra una tappa e l’altra nelle Marche è anche la cantina di Poderi Mattioli. Inclusi, ovvio, suoi vini. Espressione elegante, fine e contemporanea del Verdicchio. Piacevolissimo alla beva, con evidenti sentori e un gusto persistente è per esempio Ylice, un altro “mineralissimo” Classico Superiore DOC. Una di quelle bottiglie fresche che non stancano mai. Insomma, un verdicchio che è puro divertimento.

ylice poderi mattioli