Alla fine degli anni 80 a Milano si diffuse la moda dell’aperitivo con buffet. Spesso era un bidone, non tanti erano i locali dove in accompagnamento a un cocktail, a una birra e a un bicchiere di vino si mangiava del buon cibo. Si contavano sulle dita di una mano o poco i bar dove valesse davvero la pena fare un Happy Hour. E di fatto prima di allora l’aperitivo con food pairing era diffuso in Veneto, in particolare a Venezia e Treviso con i gustosissimi cicchetti. Ma allora i cicchetti si accompagnavano prevalentemente al vino e al quasi sconosciuto spritz, l’aperitivo regionale oggi divenuto quasi universale.

La svolta. Mangia come bevi, bevi come mangi

Di nuovo è a Milano e dintorni che s’introduce un nuovo servizio nei cocktail bar: il pairing di drink sofisticati e piatti gourmet. Tra i primi locali ci fu proprio a Milano il Rita & Cocktails, oltre 20 anni fa. Dall’aperitivo al dopocena, bere e mangiare è un’esperienza a tutto tondo. Il buffet “abbuffata” sparisce. L’abbinamento cibo e drink è più sofisticato e studiato. Certo si spende qualcosa di più (a volte troppo) che quando c’era la lira. Tuttavia, come per quanto riguarda la selezione di locali che vi proponiamo qui sotto, l’esperienza vale la spesa.

La materia prima

Miscelazione e ristorazione hanno un comune denominatore: la qualità della materia prima e la preparazione. Sì, anche il mondo della miscelazione oggi, per quanto possibile, ha un’attenzione particolare sugli ingredienti e un’attenzione quasi maniacale nei riguardi della qualità. Per non parlare del cosiddetto concetto di territorio espresso nei cocktail dall’impiego, sempre più frequente, di distillati e liquori di produzione locale e regionale. Ma anche riguardo a percorsi food and beverage internazionali, studiati ad hoc.

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A Monza l’incontro tra Italia, Penisola Iberica e altrove

Cominciamo dunque dai “dintorni” di Milano, Monza. A poco più di 10 minuti dal capoluogo lombardo. Il Circolino inaugurato nel novembre 2022 rappresenta una delle novità più notevoli. La cucina è supervisionata da Claudio Sadler, mentre il bancone della miscelazione si avvale del contributo di un bartender del calibro di Filippo Sisti. Ma nel locale, tutti i giorni lavora una brigata di giovani eccellente, lo chef  Lorenzo Sacchi, i barman Damara Lanzone e Vincenzo Florio. A Il Circolino lavora dunque un team preparato tecnicamente e insieme creativo. E spariglia le carte in quel di Monza. I cocktail di Filippo Sisti sono quanto di più gastronomico si possa concepire in un drink. Da “Sciüra”, con Wild Turkey Bourbon, marmellata di cachi e radler pompelmo, a “Pirletta”, fruttato, ideale per l’aperitivo, che ha tra gli ingredienti Bitter Rouge bianco, Bond Street gin, acqua di cedro, amarena affumicata e limone. Quindi “Barlafüs”, con Bond Street Gin alla salvia, pesto di aneto e meringhe, e “Bauscia”, un drink realizzato con Espolòn Tequila, Yuu Baal Mezcal, liquore al mais e acqua di ananas speziata. Sono solo qualche esempio di cocktail da gustare con tapas e finger food deliziosi: croquetas di jamón, il mini hot dog con luganega o il riso da passeggio, by Claudio Sadler, guarnito con maionese al midollo. Patatas Nana Fiammifero, Pop Corn aromatizzati al tartufo e Chips di alga nori piccanti al wasabi.

Cocktail in Osteria

Alla guida di Dada in Taverna dal 2021, ci sono Paolo Anzil e Davide La Grotteria, due veri e propri artigiani culinari, con una visione sovente imprevedibile e laterale, proprio come l’arte dadaista, che sta loro molto a cuore. Non che non abbiano radici profonde nella tradizione, soprattutto culinaria lombarda, ma nel loro agire, compiono sempre uno scarto. Pertanto, Dada in Taverna è sì un locale, anche con qualche giustificata ambizione, ma in principio è un luogo di ritrovo. Dove, al di là del menu stagionale e di tutti gli aspetti e le proposte programmate, c’è sempre un tratto estemporaneo, una sorta d’improvvisazione jazz. La loro cucina è tutta da esplorare, così come gli innumerevoli abbinamenti con i cocktail. Il dadaismo prendeva il nome da un’espressione infantile, ma era un’arte concettuale. Il suo maggiore rappresentante, Marcel Duchamp era un appassionato giocatore di scacchi. Ed ecco allora un loro gustoso scacco matto:

Trip Trap
Barcelò organic Ron, cordiale homemade di funghi Shitake, Vermouth rosso Umami Garbta, Lemongrass Bitter
C’er(v)a una volta 
Coscia di cervo scottata, salsa teriyaki liquirizia e funghi, insalata riccia, e giardiniera di pere alla rosa canina.

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Una nuova isola a Isola

In uno dei quartieri della nuova movida milanese il bartender Fabio Morelli “recita” il suo Mantra, questo il nome del suo nuovo locale. Un mantra che tuttavia non è sempre per forza uguale a se stesso, ma in continua evoluzione. Anche qui il tutto è guidato da un percorso gustativo che attraversa il globo terrestre dal Medioriente al Messico. In formato tapas in carta troviamo babaganoush, hummus, guacamole, cous cous persiano, tacos messicani e aguachile, insalate, poke e tortas messicane farcite. Il tutto abbinato a signature cocktail, ni quali, per così, dire, il tequila e il mezcal, la fanno da padroni. Poi c’è un altro aspetto per nulla trascurabile ai nostri giorni: l’attenzione per la sostenibilità, dalla cucina, alle posate, ai bicchieri, alle cannucce ai piatti di portata. Lo spreco, insomma è ridotto al minimo.

“Un laboratorio di idee fatte di liquidi e materie prime di qualità”

Così ci scrive lo chef Leonardo D’Ingeo, che insieme con il bartender Domenico Carella sono l’anima di Cà-Ri-Co a Milano, cocktail bistrot dedicato al casual-dining and drinking. Un locale dove sia la miscelazione sia la cucina sono sartoriali. Ma non è un posto fighetto respingente, tutt’altro. Perché qui ospitalità e convivialità sono un imperativo categorico. I liquidi sono i distillati, i liquori, i cocktail. Una carta di 25 drink, che viene aggiornata mensilmente. Le materie prime di qualità sono il fiore della cucina. Dall’aperitivo alla cena al dopocena. E, altri imperativi categorici del locale sono sia in cucina sia dietro il bancone, la creatività e la ricerca. Un assaggio: Ostrica, rape marinate, spuma di kefir, abbinata a “Shiso Highball”: Roku Gin, Mancino Bianco Ambrato, Shiso Verde, Pompelmo.

(Quasi) fuori porta

Milano, fino alla fine degli anni Ottanta, vantava alcuni tra i locali dove si suonava il migliore Jazz. Tra questi i migliori erano sui Navigli. Le Scimmie, Il Capolinea, Ca’ Bianca. Il Ristorante al Naviglio ha oggi sede nella storica dimora de la Ca’ Bianca, quasi fuori porta, a due passi da Piazza Negrelli, il capolinea della linea 2. Un vecchio tram su cui salire per riscoprire uno dei luoghi enogastronomici più notevoli della Milano contemporanea. E qui c’è anche un pregevole cocktail bar con cucina. Cucina guidata dallo chef, Luca Pedata, non solo bravo, ma anche simpaticissimo e affiancato da un’ottima brigata. Anche qui si può fare esperienza di un cocktail bar con tutti i crismi. Dall’aperitivo al dopocena. Qui trovate cocktail curiosissimi tra cui il Ready to Drink Chandon Garden Spritz. La base del drink è una cuvée Brut di alta qualità dello spumante Chandon, fatta con uve Chardonnay, Pinot Noir e Sémillon coltivate ad un’altitudine di circa Mille metri nella tenuta di Mendoza. Allo spumante viene aggiunto un amaro all’arancia, realizzato artigianalmente secondo un’antica ricetta artigianale che prevede un mix di arance, erbe e spezie. Sweet and Bitter insomma, perfettamente equilibrati. E al Naviglio lo trovate abbinato a una o più portate di vere e proprie delizie gastronomiche. Focacce, pizze, panini, finger food con alici, mozzarella e così via. Tanta roba, insomma da leccarsi i baffi. Un’esperienza gastronomica difficile da descrivere, facile da vivere.

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