Giovanni Poggiali e le 40 vendemmie di Fontalloro
Nata nel cuore di Castelnuovo Berardenga, Fèlsina ha un’antica storia come fattoria e villa nobiliare prima di essere acquistata nel 1966 dall’imprenditore ravennate Domenico Poggiali che, insieme al figlio Giuseppe, sceglie di investire nel Sangiovese e getta le basi per costruire una delle aziende vitivinicole più rappresentative del territorio.
Il Sangiovese è il fil rouge che unisce i Poggiali a Fèlsina. Come la famiglia, anche il Sangiovese è storicamente legato alla Romagna, suo luogo di origine e unico territorio in cui da sempre viene vinificato in purezza – proprio come i Poggiali hanno deciso di fare nell’azienda vinicola toscana, una tra le prime del territorio. Dal 1983 l’azienda ha lavorato con l’enologo Franco Bernabei su selezioni massali che hanno permesso di conservare un patrimonio inestimabile all’interno di differenti cru, frutto di un equilibrio tra terra e vigna ricercato negli anni e da tramandare alle future generazioni. Nello stesso anno, il 1983, nascono Fontalloro e Rancia, due etichette uniche nella loro particolarità che diventeranno icone dell’azienda e in cui la famiglia Poggiali ha trovato negli anni la perfetta espressione tra tutte le caratteristiche di questo territori
Non solo. Il Chianti Classico Berardenga Riserva 2020 di Fèlsina è stato inserito tra i TOP 100 di Wine Spectator, collocandosi al 22mo posto tra i migliori 100 vini al mondo per il 2023 secondo gli esperti della rivista americana. Fèlsina sarà inoltre nuovamente presente ad OperaWine – 100 Finest Italian Wines manifestazione che ogni anno anticipa il Vinitaly ed è dedicata alle più virtuose aziende italiane selezionate da Wine Spectator.
Dagli anni ’90 entra in azienda Giovanni Poggiali, primo figlio di Giuseppe, che oggi è alla guida di Fèlsina e ne porta avanti la costante ricerca di autenticità in vigna e in cantina, tra natura e tecnica. Con lui parliamo del presente e del futuro di Fèlsina.
Pistacchio, pomodoro, cetriolo e lavanda per barba e capelli
Fèlsina celebra le 40 vendemmie di Fontalloro e Rancia, IGT Toscana e Chianti Classico Riserva DOCG, due etichette che hanno scritto la storia della sua cantina. Quaranta vendemmie sono anche un momento di bilanci. quali sono i suoi?
Penso sia sempre il momento giusto per fare dei bilanci, ma in particolare dopo 40 anni direi che è profondamente cresciuta la consapevolezza di tutta l’azienda: conosciamo sempre meglio i terreni che abbiamo, così come i vitigni che piantiamo. Questa consapevolezza crea un grande sapere e rende il Sangiovese un patrimonio sempre più importante per noi, nonché una responsabilità.
Cosa è cambiato dalla prima vendemmia alla quarantesima?
Tutto e niente. La terra è la stessa, sono cambiati gli uomini, le generazioni passate attraverso queste vendemmie. E ognuno di loro ha dato un apporto significativo alla nostra cantina, diventando parte della sua storia.
Luxury Martini
Fontalloro è uno dei vini più famosi della Toscana, a cosa si deve il suo successo?
Il successo di Fontalloro si deve alle caratteristiche del vitigno da cui nasce, il Sangiovese, e alla sua espressione all’interno del nostro territorio che cerchiamo sempre di raccontare al meglio. Come Fèlsina abbiamo deciso di puntare su questa uva, dandone una nostra personale interpretazione.
Come è il Sangiovese secondo Fèlsina?
È intrigante, da giovane ma anche e soprattutto con lo scorrere degli anni. Un vitigno dalle mille sfumature, che dà vini fortemente espressivi.
Di tutti questi anni, quali sono le milestone che metterebbe su un’ipotetica time line?
Tra le milestone dell’azienda metterei alcune cattive annate, come la 2014. È sorprendente scoprire cosa si può fare negli anni più difficili. Riuscire a dare vita comunque a un vino piacevolissimo ti fa aprire gli occhi: negli anni più duri ci siamo focalizzati su quello.
Summer experiences
Qualche aneddoto o episodio curioso e/o divertente?
Ho iniziato a lavorare a Fèlsina a 19 anni, nel 1990, e ho esordito in azienda con un’annata eccellente che viene ricordata ancora oggi. Ero entusiasta, ma subito dopo sono arrivate due vendemmie difficilissime. Il mondo del vino mi ha fatto scoprire fin da subito il suo lato più bello e quello più duro.
Da romagnolo a toscano d’adozione, il suo sogno del Sangiovese non poteva realizzarsi nella terra in cui si dice che questo vitigno sia, a tutti gli effetti, nato?
Lo abbiamo fatto, abbiamo puntato sul sangiovese in Toscana prima e poi anche in Romagna, quando in pochi lo facevano. Nel 2009 abbiamo dato vita a Podere La Berta a Brisighella, un territorio molto tradizionale che volevamo introdurre a questo vitigno.
Cosa c’è nel futuro di Fèlsina?
L’uomo che ha creato Ca' del Bosco
Stiamo facendo grandi progetti sui Cru, per dare sempre più identità al Sangiovese e ai terreni da cui proviene. A oggi stiamo lavorando su più di cento campionature di Sangiovese, selezionando le migliori provenienti anche da piccolissime partite di filari.
Lei è un grande appassionato di rugby, oltre a questo ha altri hobby?
Amo molto la musica e i libri, in particolare i saggi storici, per assimilare qualcosa di più della nostra identità da non dimenticare nella nostra società. E sono un profondo curioso e conoscitore della cultura romagnola, una passione ereditata dalla famiglia.
Se i suoi vini non esistessero e lei non avesse scelto di fare il produttore, quali vini berrebbe?
Senza dubbio Pinot Nero in purezza, ma senza un’azienda di riferimento: mi piace scoprirlo nelle sue varie declinazioni.