Il 25 luglio Lorenzo Tedeschi ha compiuto 90 anni, la sua vita è sempre stata legata alla terra. Il suo regno la Valpolicella che negli anni ha contribuito a rendere grande e conosciuta in tutto il mondo attraverso i suoi vini. Un uomo importante ma non ingombrante, che ha saputo lasciare ai figli la propria eredità.

“Si ama la terra così come si ama una madre e si ama una vite come si ama un figlio. Un amore concretissimo fatto di gesti e di tempo. Nostro padre ci ha insegnato proprio questo.” Partendo da queste parole Antonietta, Sabrina e Riccardo vogliono festeggiare un compleanno molto importante, condividendo con tutti gli appassionati di vino la storia di una vita e del ruolo che il loro padre ha avuto nell’enologia italiana moderna.

bruna e renzo tedeschi wines

Lorenzo è stato un precursore dei vini cru; nel 1964, osservando le peculiari caratteristiche del vigneto Monte Olmi, decide di vinificare separatamente le uve e scrive il nome in etichetta: nasce così uno dei primi cru in Valpolicella. Sua, negli anni ’70, la decisione di non togliere dall’etichetta dei vini che produceva il nome Valpolicella come gli era stato richiesto per motivi commerciali.

Questi sono solo alcuni degli aneddoti che raccontano un percorso da pioniere illuminato, capace di far apprezzare e vendere i suoi vini nel mondo, quando i protagonisti del vino italiano erano ancora pochi, intraprendente nel viaggiare senza conoscere l’inglese.

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«È sicuramente il nostro mentore – racconta la figlia Sabrina – ha trasmesso a me e ai miei fratelli i geni dell’entusiasmo, della curiosità oltre che la passione per la vitivinicoltura. Sin da piccoli eravamo abituati a giocare in mezzo alle botti di legno, a respirare il profumo del mosto in autunno, ad accogliere clienti ed appassionati nella nostra casa; ho ricordo di tanti pranzi e cene preparate in famiglia con i clienti, ad assaggiare vini, a parlare di vendite, di marketing, di nuove strategie. Mamma lo ha sostenuto molto, sempre pronta ad aprire la nostra casa agli ospiti che arrivavano in azienda. 

Mio padre è una persona infaticabile, alla ricerca della perfezione, con la voglia di investire sempre nel proprio lavoro, costantemente alla ricerca della qualità. Ama parlare spesso del suo lavoro, ancor oggi, all’età di 90 anni , preso dalla sua attività che  gli dà ancora tanta energia.

Lorenzo può dire di aver vissuto i grandi cambiamenti nel nostro mondo: le prime vendemmie si facevano con i cesti e si portavano in azienda con la gerla per disporre successivamente l’uva sui graticci. Si è passati poi al carretto con le balestre, l’uva portata nei cesti veniva appoggiata sui carretti dove la paglia evitava lo schiacciamento della stessa uva; solo negli anni 60 sono stati introdotti i primi plateaux in legno. Oggi trattori e carrelli elevatori facilitano tutto il lavoro; in campagna è arrivato il controllo satellitare oltre all’utilizzo dei droni… lui può dire di aver vissuto tutti questi cambiamenti!».

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Fu stimato da Luigi Veronelli, con il quale condivideva una bella amicizia professionale, che nel 1987 lo inserì nella collana I Vignaioli Storici descrivendolo così: “Renzo in quell’intelligente equilibrio fra contemporaneo e la sua storia…”.

Tanti sono stati i premi ricevuti, per esempio quando presentò il Capitel Monte Olmi annata 64 (la prima uscita come cru) al concorso Duja D’Or del 1970 che si meritò 20/20 e lode.

Dal 1973 Veronelli comincia ad inserire sul suo Catalogo Bolaffi sia le etichette sia l’Azienda Tedeschi. Nel 1979 spedisce per la prima volta il Monte Olmi ad Harrod’s in Inghilterra.

Nel 1987 Il Capitel Fontana Recioto della Valpolicella Classico 1981 riceve il trofeo come uno dei 6 migliori vini del mondo a International Wine Challenge di Londra. 

Lorenzo Tedeschi e lo stile dei suoi vini 

Sicuramente Lorenzo Tedeschi non è un modaiolo, ma un amante della tipicità . Fin dall’inizio ha amato vini di grande struttura ed eleganti che automaticamente portano ad una buona bevibilità. 

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«Al ritorno dei nostri primi viaggi di lavoro – dice Sabrina- una sua domanda frequente era: il vino è piaciuto? Lo hanno bevuto o sono rimasti i bicchieri e le bottiglie piene?» 

La sua è stata una continua ricerca alla tipicità, fin dall’inizio per lui è stato fondamentale ritrovare il territorio in ogni vino che produceva. Instancabile nei suoi assaggi, ha sempre preteso da sé stesso tanto impegno per raggiungere il massimo equilibrio nei suoi vini. 

«Secondo papà – continua Sabrina- il vino deve essere la massima espressione di un territorio: una bottiglia racchiude la storia, le tradizioni, l’anima e la passione del produttore, oltre alla sua conoscenza e al suo saper fare. È emozione prima di tutto. È poi quotidianità, amicizia, condivisione. Dice spesso che  il vino è come un’orchestra che produce una grande musica, tutti gli strumenti suonano all’unisono senza sovrastarsi… ecco così deve essere un grande vino.»

Lorenzo, fin dall’inizio, ha deciso di produrre l’Amarone e i vini della Valpolicella solo da vigneti di collina selezionando quelli più vocati, grazie alla conoscenza del territorio e alla ricerca. Negli anni la famiglia si è poi impegnata nella zonazione e caratterizzazione dei suoli. La collina (con altitudini che vanno dai 160 ai 500 m slm) è importante per il tipo di suoli e per il clima più favorevole: nei vigneti aziendali, 48 ettari tra la zona classica e quella orientale, i terreni, per lo più calcareo marnosi di origine colluviale, sono terreni poco o mediamente profondi, con buon contenuto di scheletro. Il clima è più ventilato e presenta escursioni termiche in estate che favoriscono una maggior produzione di aromi e colore da parte della vite. L’appassimento oggi viene svolto con un controllo dell’ambiente, della ventilazione e dell’umidità, per assicurare la massima integrità delle uve in fase di appassimento: nessuna forzatura del processo, semplicemente una gestione accurata. La fermentazione viene svolta in acciaio con lunghe macerazioni, anche alcuni mesi.  Segue l’affinamento in botti di rovere di Slavonia, per tempi variabili da 24 a 48 mesi.

L’approccio di Tedeschi è indirizzato alla produzione di vini tipici che rispecchiano il territorio di provenienza: per una sempre miglior interpretazione dei singoli appezzamenti è in atto un progetto di ricerca di caratterizzazione aromatica dei vigneti.

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L’Amarone Tedeschi è un vino morbido ma secco, dai profumi molto intensi e freschi, con la concentrazione sempre accompagnata dall’eleganza del corpo. In generale i vini hanno un profilo verticale con una grande capacità di invecchiamento.

Lorenzo Tedeschi, con la sua grande passione e lungimiranza, ha saputo lasciare la sua impronta in Valpolicella. Con sensibilità ed eleganza ha sempre definito i suoi progetti di lavoro con estrema serenità mantenendo buoni rapporti con tutti, rendendo naturale l’acquisizione della parte aziendale del fratello Silvino nel 1985 e il passaggio di testimone con i figli alla guida dell’impresa negli anni 2000.

famiglia tedeschi wine

Fare un passo indietro al momento giusto è stata un’altra delle sue intuizioni per mantenere l’azienda proiettata nel futuro. A lui resta, riconosciuto da tutti, il ruolo di mentore e figura di riferimento della Valpolicella.