La storia odierna di Loredan Gasparini ha inizio nel 1973, quando Giancarlo Palla raccoglie l’eredità del Conte Pietro Loredan, famiglia originaria del Montello che ha dato alla Repubblica di Venezia ben tre dogi. A Giancarlo si affianca negli anni Novanta il figlio Lorenzo che, dopo aver visitato le principali aree enologiche del mondo, apporta una nuova visione, che vede al centro il vigneto e una coltivazione sempre più vicina all’armonia con la natura.
Potremmo dire che Loredan Gasparini è un’Azienda in cui si fonde tradizione ed innovazione, uno sguardo al futuro senza dimenticare il passato radice di storia e conoscenza.
Ecco, quindi, la storia che vi voglio raccontare non una semplice storia di vino, ma un sogno liquido del Conte Piero Loredan Gasparini, con il suo Capo di Stato, e la volontà di Lorenzo Palla di dare un’identità territoriale ad un vitigno considerato internazionale.
Capo di Stato Loredan Gasparini
La leggerezza della «Bresaola della Valtellina»
A Venegazzù, nel versante meridionale del Montello, troviamo la splendida Villa Spineda vicino alla quale viene impianto un vigneto di un ettaro chiamato “Le cento piante” appunto perché vennero piantate 100 viti tra Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc (negli anni 60 si aggiungerà il Malbec) alla moda francese, per produrre un Venegazzù Rosso la cui prima vendemmia è nel 1964. Il vigneto originale è stato, successivamente, usato per creare nuovi impianti partendo dai cloni del vigneto delle Cento piante: un vigneto fotocopia di quello originale, tuttora in produzione.
Nel 1967 si trovava a Venezia Charles de Gaulle in compagnia della moglie e in una cena venne servito un Venegazzù Rosso che il Presidente assimilò, per gusto, ai grandi vini di Bordeaux. Piero Loredan dopo questa cena face realizzare dall’artista Tono Zancanaro due etichette per delle bottiglie speciali da inviare in dono alla coppia. Una figura maschile con la scritta “des roses pour madame” e una figura femminile con la scritta “…et pour Monsieur la Bombe”. Queste immagini divennero, poi, l’etichetta del vino che da “etichetta nera” cambiò nome in “Capo di Stato”. L’etichetta femminile, che raffigura una donna a seno scoperto, creò qualche problema ed ecco perché si vede sempre l’etichetta maschile.
Capo di Stato 2018, 70% Cabernet Sauvignon, 10% Cabernet Franc, 10% Merlot e 10% Malbec. Affina 30 mesi in botte grande 25hl (40%) e (60%) barrique nuove 225l di rovere francese. Un calice dal profumo intenso e complesso, che va dalle note di frutta scura a sentori balsamici e speziati come alloro, cioccolato, tabacco, vaniglia e un tocco balsamico. Il sorso è diretto e sincero, ricco ed avvolgente, con tannini decisi, una bellissima freschezza ed eleganza e un finale lungo e persistente.
Ronco Blanchis Friulano 2021 Collio Doc
Spineda un Merlot territoriale
Spineda è l’ultimo progetto di Lorenzo Palla: un Merlot in purezza proveniente da un appezzamento che già nelle mappe Napoleoniche era indicata come vigneto. Il nome vuole essere un omaggio alla famiglia Spineda, che sin dal 1500 iniziò a valorizzare la zona viticola di Venegazzù, mentre l’etichetta è una riproduzione del mappale dell’Ottocento dove è segnato il vigneto. Un vigneto reimpiantato nel 2004 e poi 10 anni di attesa per avere grappoli di qualità che danno solo un chilo di uva a pianta per concentrare il meglio in ogni acino.
Spineda 2017 un Merlot che vuole dimostrare di avere un’anima territoriale. Un affinamento di 28 mesi in barrique nuove francesi da 225l di primo passaggio. Al naso si svela con discrezione per poi esprimersi con carattere, tensione ed eleganza, un Merlot che non ti aspetti, capace di stupire e colpire. Piccoli frutti neri, cassis, un tocco agrumato di chinotto, mentolato, fresco e accenni ferrosi. Un vino espressione di un terroir e di una passione per il Merlot arrivato qui nel lontano ‘800.
Capo di Stato 2018 circa 80,00 euro
Summer is all over us e Thyme Me Up
Spineda 2017 circa 160 euro