Si sa, i vigneron fuoriclasse, come Graziano Prà, hanno visioni  inseguono sogni, che molti in principio fanno fatica a comprendere e abbracciare.  Ma questo è uno degli aspetti che ci piace di più del mondo del vino. Quel mondo del vino che in Italia, non ci stanchiamo mai di scriverlo, ha subito una notevole trasformazione negli anni ’80, e forse ne sta vivendo una analoga in questi ultimi 15/10 anni.

E il bello è che i protagonisti della prima rinascita della nostra viticoltura oggi sono ancora in prima linea su più fronti. Hanno ancora gli occhi lucidi e appassionati e continuano a guardare avanti. Oggi, grazie a Graziano Prà e altri lungimiranti viticultori, concetti come quello di territorio, cultivar, vitigni autoctoni, accoglienza, persino “attesa”, nel senso di aspettare a rilasciare sul mercato un proprio vino e quello fondamentale della cura della vigna sono oramai quasi scontati (al netto della grande distribuzione).

Dalle damigiane al tappo a vite
Giovanissimo Graziano Prà nel 1983, abbandona quasi del tutto la damigiana e imbottiglia i suoi primi 15 ettolitri di vino. Eredita e conduce praticamente solo con suo fratello l’attività di vignaiolo. Insieme conducono una lotta titanica a favore del Soave. Una battaglia vincente, anche se, non a causa loro, la Garganega ancora oggi non riceve la meritata considerazione (almeno economica). Il Soave, da chi se ne intende finalmente è riconosciuto come un grande bianco, sia consumato fresco sia affinato a lungo. E questo convince Graziano Prà a compiere il giro di vite! È così che dopo una ricerca durata alcuni anni la cantina veneta compie una decisione fondamentale: adottare per tutti i suoi Soave il tappo a vite.


I vantaggi del tappo a vite secondo PràE qua copiamo quasi di sana pianta dal sito ufficiale della cantina:
– Il tappo a vite supporta la longevità dei vini. In particolare dei bianchi come il Soave;
– Il tappo a vite consente una micro ossignazione del vino e ogni bottiglia è identica all’altra, non vi sono variazioni;
– Il tappo a vite consente una sigillatura perfetta;
– Il tappo a vite è una garanzia di affidabilità;
– Il tappo a vite è facile da utilizzare ed è riciclabile al 100 per cento;
– Il tappo a vite regge gli stress da trasporto. E, aggiungiamo noi, è molto attraente per alcuni importanti mercati esteri.

Il vino che non teme la vite (nel senso del tappo)
Il Monte Grande Soave Doc è un cru ambiziosissimo. Blend di Garganga (70%) e Trebbiano di Soave (30%) da un vigneto di 60 anni. In tanti saltano sulla sedia ed esclamano: “E gli metti un tappo a vite? Sei pazzo?”. Graziano ha ragione. Inoltre la Garganega fa un mese di appassimento in pianta per un mese. Insomma, ci troviamo di fronte a un vino audace. Come il vignaiolo che lo ha concepito. Giancarlo Perbellini, uno dei migliori chef italiani, al ristorante Trussardi ha abbinato il Monte Grande tappo a vite 2018 a un piatto davvero favoloso, nella sua apparente semplicità: “Gnocco di Patate, Patate e uova di tonno”.