Non una di meno. Una frase che ci gira in testa a ogni violenza sulle donne, che è diventata anche il nome di un movimento. Dopo il brutale omicidio di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi e uccisa a coltellate dal compagno, fancy magazine ha deciso di dedicare la sua copertina a questo tema, per cercare di fare, nel suo piccolo, qualcosa. E lo fa dando voce in questo spazio a chi ha deciso di fare qualcosa di concreto, trasformando la rabbia e le parole in fatti.

Mentre cerchiamo di crescere generazioni e uomini migliori, bisogna pensare a come proteggersi da uomini violenti. Un’idea per farlo l’ha avuta Riccardo Guarnieri, che ha deciso di mettere la sua esperienza e professionalità al servizio degli altri, per evitare che episodi come quelli di Giulia, Pierpaola, Maria, Floriana (e sono solo i femminicidi degli ultimi giorni) si ripetano.

Guarnieri è un bodyguard di professione che lavora nel campo della security da 36 anni. La sua idea nasce insieme ad altri 200 bodyguard come lui che hanno deciso di offrirsi per accompagnare “all’ultimo appuntamento” qualsiasi donna lo richieda, gratuitamente. Un’iniziativa che si sta trasformando in una vera e propria rete per aiutare le donne vittime di violenza.

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bodyguard donne

Qual è la sua occupazione principale come bodyguard?

Sono responsabile della sicurezza di un’azienda che gestisce 34 sale Bingo in Italia e nel weekend faccio servizi nei vari locali da ballo, tra Lignano, Bibione, Caorle. Ho ancora voglia e pazienza di fare questo tipo di servizi, quando mancherà la pazienza smetterò.

Perché questa iniziativa?

Dopo la rabbia scaturita dalla terribile vicenda di Giulia Tramontano ho pensato di voler fare qualcosa. Non sono alla ricerca di like e pubblicità, volevo rendermi parte attiva di qualcosa di utile per aiutare le donne vittime di violenza e lo sto facendo. Sto facendo tutto quello che posso fare.

In cosa consiste l’iniziativa?

Sto creando una rete di servizi insieme ad associazioni che si occupano di violenza su donne, anziani e bambini, che comprende Emilia Romagna, Veneto, Friuli, Lombardia e Piemonte. Sto avendo un grande appoggio e aiuto da Y.A.N.A., acronimo di You Are Not Alone, un’associazione in Lombardia che lotta contro i femminicidi e aiuta le vittime di violenza, fondata dal papà di Yana, una ragazza di 23 anni uccisa a gennaio dall’ex fidanzato. Insieme a Y.A.N.A. stiamo sviluppando un’applicazione sul telefonino tipo Uber, dove poter vedere quello di noi più vicino che può dare un supporto immediato a chi ne ha necessità.

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È a pagamento?

Il servizio che tutta la rete offre, compreso il servizio bodyguard, è gratuito previo iter da seguire e approfondimenti caso per caso.

Attualmente come ci si può mettere in contatto con un bodyguard per questo servizio?

Per contattarci ci sono tutti i link di tutte le associazioni e i numeri di telefono sulla mia pagina Facebook e sono comunque rintracciabile su messenger: rispondo a tutti. Ma noi consigliamo di non andare agli appuntamenti chiarificatori. Quando hai chiuso una relazione e messo la parola fine, bisogna tagliare i ponti, queste persone non sono stabili, sono pericolose. E se proprio ci devi andare noi consigliamo di andare in un posto pubblico molto frequentato e di andare con un parente o un amico, non serve che si faccia vedere, meglio che stia in disparte. Così la ragazza è tranquilla. Se poi questo non è possibile può chiamare noi e interveniamo, l’importante è che non si senta sola e abbandonata.

Come interviene un bodyguard in situazioni pericolose? Cosa può e non può fare?

Non possiamo andare lì e fare lo Zorro o il moschettiere della situazione, noi parliamo con le ragazze e cerchiamo di indirizzarle nel posto dove hanno più bisogno. Cerchiamo di dare loro tutti i contatti e soprattutto diamo le informazioni che servono. Noi interveniamo solo se la situazione si fa nervosa.  Giuridicamente noi siamo degli accompagnatori, qualsiasi privato cittadino in Italia può accompagnare chiunque e dove vuole perché siamo ancora in un Paese libero per fortuna. L’intervento è surrogato alle forze dell’ordine, noi non possiamo alzare le mani, ma di sicuro se la situazione si sta scaldando e interviene uno di noi la cosa finisce lì. In verità, qualsiasi cittadino lo potrebbe fare. Non possiamo indagare a livello giuridico, noi agiamo da cittadini privati.

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Si è trovato in prima linea a dover difendere una donna da una situazione pericolosa?

È successo spesso di vedere delle scene tra fidanzati ed è capitato di dovermi mettere in mezzo. Una sera ero a fare servizio in una discoteca, lui ha iniziato a urlare contro di lei e a tirare schiaffi e sono dovuto intervenire.

Secondo lei le donne capiscono in anticipo che hanno bisogno di questo tipo di aiuto?

Purtroppo il 90 % delle donne ha sempre la speranza nell’amore, l’uomo spesso ne ha molta meno. La donna ha sempre la speranza che l’uomo cambi, invece la maggior parte delle volte nella testa dell’uomo è già tutto deciso. Questi disgraziati, questi animali, ma gli animali sono migliori, approfittano dell’amore e giocano sull’amore delle persone. Questo è grave.

Qual è secondo lei il profilo psicologico di questi uomini? Hanno qualcosa in comune questi “personaggi”?

Hanno tantissime personalità, sanno farti vedere quello che non sono. Le persone più empatiche percepiscono subito che c’è qualcosa che non va, ma loro sanno mascherarsi bene, a volte hanno doppie o triple vite. È difficile individuarli, hanno vite normali, con lavori normali.

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Quali sono i campanelli d’allarme, se ci cono?

Ci sono segnali inequivocabili: la prima volta che ti denigra, la prima volta che ti dice cosa fai vestita così, la prima volta che ti umilia, o tira anche solo un pugno su una porta o un mobile. Da quel momento devi tagliare la corda e devi chiudere quella storia. Purtroppo molte donne mandano giù il rospo ma i primi segnali sono questi. Quando hai davanti una persona così devi scappare.

Ai primi piccoli segnali di violenza, devi allontanarti da quella persona!

Riccardo Guarnieri

Sai cosa penso? Quando hai davanti uno così devi farlo bere, lo devi far ubriacare. Lo fai ubriacare e intavoli qualsiasi discussione che lo metta alle strette. Quando uno beve diventa quello che è, se uno è merda diventa merda se uno è buono diventa ancora più buono. Le donne sono molto più intelligenti degli uomini e questi segnali li capiscono, quando cominci a leggere queste cose devi essere forte, più forte del sentimento e andartene. Devi volerti bene per prima e riconoscere il valore che hai. Devi prendere coscienza del tuo valore e capire quando hai davanti una persona malata.

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Cosa consiglia alle donne che si accorgono di avere un compagno violento?

Andare via per prima cosa, lo ribadisco, perché non si possono guarire. Il consiglio e quello di allertare il 1522, poi le varie associazioni con cui collaboriamo hanno tutte un numero di telefono per avere un supporto sia di psicologi che di assistenti sociali e volontari che si occupano di aiutare le donne vittime di violenza.

Cosa può fare la società? Cosa possiamo fare noi?

Dire basta, non girarsi dall’altra parte quando vediamo una persona aggressiva. Non far finta di non vedere, allertare le forze dell’ordine. Questa gente va segnalata, emarginata e tenuta sotto controllo.

Cosa possono fare le istituzioni per evitare questi epiloghi?

Deve essere rivista la formazione nelle scuole e le pene devono essere certe e soprattutto applicate. Penso che nelle scuole debba essere inserita la materia di educazione civica e sarebbe utile che nell’ora di ginnastica si insegni anche difesa personale, i giovani si muovono già molto, c’è bisogno di insegnare difesa personale. Senza dimenticare incontri con gli psicologi e incontri con forze dell’ordine. Insegnare ai ragazzi innanzitutto il rispetto, e poi la difesa, non l’offesa. L’insegnamento parte da piccoli. Sono considerazioni mie personali ma se attuate ci aiuterebbero.

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Come pensa che sarà punito Impagnatiello?

Il carcere è una punizione ed è giusto che sia così ma ci deve rimanere, non deve uscire, perché è pericoloso per la società. Speriamo.

Parliamo del suo lavoro, come si diventa bodyguard?

Dalla legge Maroni del 2009 è necessario fare un corso di 90 ore e conseguire una ASC acronimo di addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacoli in luoghi aperti al pubblico. Per fare questo lavoro è necessario avere un patentino con un numero identificativo e ogni volta che lavori in qualche locale il numero di patentino va comunicato in prefettura.

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Che caratteristiche deve avere un bodyguard?

Di sicuro non puoi farlo se sei alto 150 cm e pesi 60 chili perché purtroppo nella mentalità e intelligenza media del nostro Paese più grosso sei e meno devi dimostrare, più piccolo sei e più devi dimostrare. Devi essere visibile e corpulento. Non voglio essere discriminante, il patentino lo possono fare tutti però devi essere visibile, purtroppo l’immaginario comune vuole una persona che metta paura.

Ha fatto il bodyguard anche per personaggi famosi?

Sì, lavoro da 36 anni, ho fatto la scorta a parecchie star, due volte alla Canalis, alla Stefanenko e a Berlusconi. In questo caso il lavoro consiste nel tenerli fuori dalla massa per evitare che la gente li tocchi e possa fare loro del male. Per fortuna non siamo dovuti intervenire in queste situazioni.

Il nostro è un magazine che parla di lifestyle, food e wine, siamo curiosi, cosa mangia e cosa beve un bodyguard?

Il 95% di noi si allena, fa sport, arti marziali, fa attività ipertrofica o comunque aerobica o anaerobica. Quindi la nostra dieta è molto proteica, 60% proteine, 20% carboidrati e 20% grassi. Le proteine sono fondamentali per rimanere pesanti e visibili. Però mangiamo tutto, la dieta mediterranea è la migliore.

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