Quando oggi ordiniamo, acquistiamo un amaro, spesso ignoriamo quanta storia vi sia dietro. Dalla scoperta di piante officinali, utilizzate fin dalla antichità e dalla età di mezzo come medicamenti, rimedi e terapie, alla storia e alla geografia, agli antichi ricettari, di cui è impossibile trovarne un uguale all’altro. Ma in ogni amaro che ci troviamo nel bicchiere vi è una complessa tavolozza di aromi e gusti, derivanti appunto dalla combinazione delle botaniche impiegate. L’Accademia Botanica di Poli vuole proprio informare e sviluppare questo e altro.

Il concepimento di Amaro Herbalis parte dunque da lontano. Almeno tre anni di studio con in aggiunta uno sguardo a tutto campo sula storia e sulla scienza botanica. E sull’arte della liquoristica. Un’arte che nasce proprio da pratiche terra terra, quali quelle di curare e guarire diversi mali. E sono rimedi sovente ancora efficaci. Oggi la parola droga fa paura, ma corrisponde al principio attivo di ogni pianta, radice, frutto, dalla menta al carciofo. Principi attivi individuati nel passato chissà come. Ma che in seguito sono stati confermati dalla scienza moderna e contemporanea.

Distillerie Poli hanno dunque elaborato una ricetta fondata su tre elementi, che hanno in sé qualcosa di creativo e di scientifico. Amaro Herbalis si compone di 15 botaniche officinali mescolate e infuse insieme con brandy invecchiato di tre anni che fanno capo a cinque note sensoriali organolettiche: agrumate (arancia dolce, arancia amara, limone); dolci e anisate (coriandolo, liquirizia, finocchio); agresti e mentolate (rosmarino, menta, salvia, origano); balsamiche e resinose (cardamomo e ginepro); amaricanti (carciofo, assenzio romano, abrotano).

Un Americano officinale

Signatur del barman Massimo Sandri è un twist dell’Americano fresco  digestivo.

La ricetta

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  • 3 cl Amaro Poli Herbalis;
  • 3 cl Vermouth Poli Gran Bassano Bianco;
  • top seltz

Tecnica: build in un tumbler basso, guarnizione con zest di arancia.